Firenze: Bill Viola ed il suo Rinascimento elettronico

Il maestro indiscusso della videoarte contemporanea si confronta con i capolavori dei grandi maestri del passato

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Palazzo Stozzi ospita a Firenze, fino al 23 luglio 2017, una grande mostra che celebra il maestro indiscusso della videoarte contemporanea, il newyorchese Bill Viola, (il cui nonno era di origini italiane).

In un percorso espositivo unitario tra Piano Nobile e Strozzina, la mostra ripercorre, attraverso straordinarie esperienze di immersione tra spazio, immagine e suono, la carriera di questo maestro della videoarte, dalle prime sperimentazioni degli anni Settanta fino alle grandi installazioni successive del Duemila. Esplorando spiritualità, esperienza e percezione, Viola indaga l’umanità: persone, corpi, volti sono i protagonisti delle sue opere, caratterizzate da uno stile poetico e fortemente simbolico in cui l’uomo è chiamato a interagire con forze opposte ed energie della natura come acqua e fuoco, luce e buio, il ciclo di vita, morte e rinascita.

Nella cornice rinascimentale di Palazzo Strozzi, al Piano Nobile si crea uno straordinario dialogo tra antico e contemporaneo attraverso un inedito confronto diretto delle opere di Viola con quei capolavori dei grandi maestri del passato quali: Pontormo, Paolo Uccello, Masolino, Cranach, che sono stati per lui fonte di ispirazione, segnando l’evoluzione del suo linguaggio.

Si celebra così la speciale relazione tra Bill Viola e Firenze.

The Greeting, Il saluto, 1995 – Due donne conversano davanti a edifici industriali. Sono interrotte da una terza che le due salutano, ma che una sola conosce. Si alza una leggera brezza e la luce muta quando la nuova arrivata si rivolge all’amica e, ignorando l’altra, le sussurra una frase. Il video è ispirato alla Visitazione del Pontormo. 

Uomo alla ricerca dell’immortalità\Donna alla ricerca dell’eternità, 2013 – Le immagini di un uomo e una donna anziani, nudi e dapprima in bianco e nero, sono proiettate su due lastre di granito nero che formano un dittico. I due camminano verso lo spettatore guardandolo a tratti negli occhi, poi accendono una torcia ed esaminano attentamente e on lentezza il proprio corpo per trovare tracce di malattia o corruzione. La luce crea un’aureola dorata che ricorda la pittura tre-quattrocentesca, poi il granito colora progressivamente la loro pelle che finisce per fondersi con la pietra e le figure si dissolvono nella materia da cui sono emerse.

Il rapporto di Viola con la storia e l’arte toscane diventa così un connubio inscindibile che, solo chi ha la fortuna di visitare la mostra, sarà in grado di percepirne a pieno il senso.

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