Di ritorno da questa speciale avventura in terra sarda, in cui la redazione PaginaSette si è calata nei panni di insoliti “turisti per caso”, andiamo a raccontare i posti migliori dove trascorrere una vacanza da massimo dei voti… anzi, da 10+ .
La scelta è stata veramente ardua, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Compromesso giusto fra economicità e comfort, senza tralasciare gli eventi e la vita serale, è l’apparentemente tranquillo e placido Golfo degli Aranci. Adagiato lungo la penisola che culmina nel capo Figari e con l’isoletta di Figarolo, regno di una specie autoctona di mufloni, il porto con le sue navi gialloblu ne domina la vista. Collegato in maniera continua con la costa italiana e con la Corsica, Golfo Aranci è così chiamato secondo leggende antiche e miti che ne fanno derivare il nome dal termine dialettale ‘aranci’ che sta a indicare i granchi; mentre un’altra versione ne riconduce il nome alla dizione ‘golfo degli arrangi’ (da cui poi aranci) per imbarcazioni in preda alla burrasca. Proteso nel blu e celeste del golfo di Olbia – porto principale della zona nord Sardegna – il panorama del golfo degli aranci è dominato dall’immensa isola di Tavolara. Un blocco dolomitico di estremo fascino, guida per i naviganti per la sua facile visibilità dovunque, alta e con due lingue di sabbia dove sorgono i pochissimi insediamenti urbani dell’isola. Tavolara è alta e rettangolare, per la sua forma la mitologia greca ne aveva ricondotto l’origine alla pietrificazione della nave dei Feaci da parte del dio Nettuno, rei di aver riportato Ulisse nella sua Itaca. Leggende a parte, Tavolara è raggiungibile via mare dalla tranquilla località di Porto San Paolo, poco più a sud di Olbia. Una virata a sud vissuta come ultima tappa dalla nostra spedizione giornalistica in vacanza. Acque cristalline, sfumature di colore mai viste prima e rese tali dalla presenza dell’altissimo costone roccioso con la sua vegetazione bassa. L’isola è anche sede di un importante festival del cinema, che si tiene generalmente a giugno. Visibili le tracce del passaggio di attori e star del grande schermo presso la sua casina del cinema, appena dentro la radura che sorge a margine del molo d’attracco dei battelli.
Ma torniamo alla Gallura, meta di tante tappe durante la nostra vacanza e spesso presa d’assalto dal turismo vip. Parliamo naturalmente della Costa Smeralda, regno di industriali, vip e personaggi famosi del mondo dello sport, della tv e del jet set internazionale. Inutile dire che non siamo entrati nel celebre locale di Flavio Briatore, il Billionaire. Porto Rotondo di sera è un trionfo di yacht e di glamour, adagiata sul suo porticciolo turistico laddove dominano ricchezza e mondanità lasciando spiazzato chiunque ci passi per caso. Lasciamo la vita notturna della prima grande località della vita smeralda (omonimo film e locale dell’attore Jerry Calà), per lanciarci nella scoperta delle insenature e delle calette che dal versante nord della penisola di Golfo Aranci vanno verso su. Iniziamo dal Golfo di Marinella, con sabbia bianca finissima e spesso sferzata da correnti e venti provenienti da ovest. Risalendo la costa entriamo nella vera e propria vita smeralda, da Cala di Volpe e Capriccioli (in territorio di Porto Cervo) alle acque limpide di Baja Sardinia – protetta da ambo i lati dalla costa alta e capace di regalare un bagno lungo un sogno. Indubbiamente più a portata di mano venendo da sud, prima di entrare nel golfo di Arzachena, comune dell’entroterra che abbraccia tutte le maggiori località costiere da Cannigione a Baja Sardinia (foto) fino alla caratteristica Poltu Quatu. Ogni insenatura è un lido, spesso libero ma attrezzato e con parcheggi liberi – cosa alquanto insolita da altre parti d’Italia.
Non poteva mancare la visita alla Maddalena e Caprera, arcipelago dove la maggioranza delle isole sono disabitate, con proprietà dello Stato invalicabili e zona militare dovunque. Un ponte collega la Maddalena con Caprera, l’isola di Garibaldi. La casa museo dell’eroe dei due mondi che si battè per l’unità d’Italia è un luogo suggestivo, dove tutto è rimasto come allora. Dalla cucina agli utensili fino al letto di morte ed all’orologio a muro che segnò l’ora della fine del mito in camicia rossa. Il suo poncho, la baionetta e le armi dei suoi garibaldini troneggiano nella sala del museo chiamato Compendio Garibaldino. Un luogo dal fascino incredibile, proprietà dello Stato e dove ogni angolo di spiaggia è demanio interdetto all’opera di privati. Ne sa qualcosa la cala che porta il nome del generale originario di Nizza, che soleva sbarcare sulla spiaggia a nord della sua casa ogni volta che faceva ritorno a Caprera. Qui produceva vino, coltivava la terra, viveva accanto alla sua terza ed ultima moglie Francesca Armosino, dalla quale ebbe tre figli. L’avvicinamento alle isole comprende ovviamente l’arrivo al porto di Palau, cittadina costiera a poche miglia di distanza dalla Maddalena. Qui sorge il porto turistico, con i traghetti che si alternano al lungomare, alle viuzze del centro che poi lasciano il passo alle spiaggette contrassegnate tutte da bandiera blu.
Questo in sintesi il panorama che domina la Gallura, fino alla punta estrema di Santa Teresa, da cui partono i collegamenti per la Corsica attraverso le temibili Bocche di Bonifacio. Non da meno l’entroterra gallurese, dove viene coltivato il vino bianco autoctono che è valso alla produzione il massimo dell’etichetta. La Docg Vermentino Gallura è infatti il marchio inconfondibile sui colli delle bottiglie di questo bianco paglierino, talvolta tendente al dorato, unico come accostamento a piatti di pesce, aragosta, astice e frutti di mare (foto).
L’interno della Gallura è un alternarsi di paesaggi, rocce spigolose e valli che degradano dolcemente verso il trionfo stilistico di Tempio Pausania. Capoluogo di provincia assieme ad Olbia, poi soppresso per tornare sotto la sigla Sassari, per gli abitanti semplicemente Tempio. Una città deliziosa, a volte freddina come clima, che accoglie il visitatore con il suo corso dalla pavimentazione dipinta a mo’ di pastello. I singolari pastelloni sono infatti posti al centro strada indicando la via della cattedrale paleocristiana di San Pietro. Origini antichissime, così come i nuraghi che qua e là svettano nella brulla natura dell’entroterra. Il municipio di Tempio segna invece l’accavallarsi di epoche e dominazioni, col suo inconfondibile stile sabaudo. Una piccola Torino, città dalla quale i re Savoia diramarono il loro dominio assumendo appunto il nome di Regno di Sardegna.
Proprio nella fredda serata di Tempio scopriamo i vini migliori di Gallura e dintorni. Una degustazione guidata accoglieva infatti il nostro arrivo, per la festa di tre giorni abbinata alla manifestazione nazionale Calici di stelle, in occasione della notte di San Lorenzo. Assaggiamo le ‘panadas‘ – un rustico tipico dell’entroterra sardo a base di carne di maiale o di verdure. Quanto ai vini, oltre al citato Vermentino Docg bianco è poi la volta dei rossi, dal Cannonau al Cagnulari, vitigno d’influenza iberica dopo il passaggio degli spagnoli che ne importarono la vite. Il cosiddetto ‘vino dell’amore’ scalda la nostra serata, avvolgente e corposo, da uve di Cagnulari e molto simile al Nebbiolo di piemontese memoria. Degni di nota fra i rossi sono anche il Carignano del Sulcis – prodotto a sud verso Cagliari – la Malvasia di Bosa ed il Cannonau di Sardegna coltivato nel nuorese, da cui deriva anche un ottimo rosato.
Tornando alla base, la nostra Golfo Aranci è un pullulare di eventi serali e di passeggio lungo le vie circostanti il porto e sul lungomare costellato di palme. Ristoranti di pesce e, soprattutto, pescherie che friggono cozze, tonno, calamari e gamberi regalando profumi unici e sapori forti al palato. La sagra del pesce fritto è poi l’evento clou di metà agosto, ormai alla sua 50^ edizione, in abbinamento al Vermentino Gallura. Spingendoci a sud, verso il nostro imbarco ad Olbia per far rientro sul continente, scopriamo il selvaggio tratto di costa che va verso San Teodoro. Località di estremo fascino e regno di un delicato ecosistema favorevole alla nidificazione di fenicotteri rosa ed uccelli acquatici, nella zona di Capo Coda Cavallo. Le sue saline e lo stagno di San Teodoro offrono un’opportunità di soggiorno diversa dalla costa smeralda, più lontano dalla mondanità ed immersi nella natura selvaggia al confine con la provincia di Nuoro. Inutile dire che le sue alture sono la patria dei migliori agriturismi sardi. Qui è stato possibile assaggiare piatti di terra e specialità di salumi, formaggi di pecora, paste fresche quali i malloreddus e i culurgiones, secondi piatti di carne arrosto, agnello o capretto ma, soprattutto, il tipico porceddu con patate – il maialino da latte servito su tagliere e dalla carne bianca tenerissima, adagiato su un letto di foglie di mirto. In conclusione, appunto, il liquore per eccellenza di questa splendida isola, il mirto. Servito freddo a chiusura di un pasto, è il modo ideale per andar via dalla Sardegna senza restare a bocca asciutta. Ampia la produzione industriale, con smercio in ogni luogo d’Italia e nei supermercati. Unicum però nella sua versione artigianale, come insegnato da una simpatica signora genovese emigrata in terra sarda per aprire un’attività dedita alla vendita di prodotti dolciari e maestranze locali.
Pasticceria sarda per lo più basata sulle paste secche, amaretti e pasta di mandorla e pasticcini simili. Torte al mirto, al mirtillo e panadas in versione sia dolce che salata. Pane carasau, ovviamente, ad accompagnare aperitivo o pasti principali. La birra Ichnusa in ogni frigo, la caratteristica birra con motto ‘anima sarda’ campeggia dovunque fra bar, ristoranti e negozi. Fatto il nostro carico di souvenir, negli shop di oggettistica a base di sughero lavorato dagli artigiani locali, prendiamo quindi la strada del ritorno ancora carichi di emozioni e di belle storie da raccontare.
A rivederci Sardegna!!!