Taurasi, un percorso sensoriale dall’antica terrazza d’Irpinia

Castrum d'epoca longobarda, teatro di intrighi di corte e relazioni culturali. Vista a 360 gradi sull'intera Irpinia, scrigno di antichi sapori e terra della più antica Docg fra i vini campani

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Taurasi, l'ingresso del borgo antico con il suo Castello Longobardo

Dai Longobardi ai Normanni, dagli Svevi agli Angioini. Secoli e secoli di storia e dominazioni, ma sotto il segno dell’antica casata Gesualdo. Questa è Taurasi, nel cuore dell’Irpinia. Città fortificata da cui si può godere un panorama mozzafiato sull’intera valle del Calore. Tre le porte d’accesso alla rocca, centro storico martoriato dal terremoto dell’80 ma in netta ripresa dal punto di vista urbanistico. Lentamente abbandonato da famiglie e soprattutto dai giovani, in cerca di fortuna altrove, Taurasi rimane comunque la scommessa di alcuni temerari imprenditori locali, che grazie anche alle politiche della locale amministrazione stanno tornando a credere nella spinta turistica del borgo. Un centro tranquillo e silenzioso che si ripopola in estate, con case vacanza e b&b che accolgono visitatori attratti dalla celebrazione legata al vino locale, il celebre Taurasi Docg. La prima e più antica denominazione garantita della Campania, che quasi offusca il passato storico della rocca longobarda raccontata dalle guide del posto.

Il suo Castello, con le torri che svettano all’interno delle mura medievali; la pianta del centro storico che rispecchia perfettamente i canoni urbanistici di quell’epoca; le dimore nobiliari dei principi Gesualdo, primi signori di Taurasi poi fuggiti in seguito a intrighi di palazzo, tradimenti e lotte per il potere che ne condussero alla rovina. Un susseguirsi di storie e di dominanti, spesso matrimoni strategici come quello del principe Carlo Gesualdo con Isabella d’Este. Le alleanze fra casate differenti e di oltre confine, a quell’epoca, hanno segnato profondamente la vita politica ed anche culturale di questo antichissimo castrum.

Nel segno di uno dei più grandi letterati italiani del Rinascimento è tuttora ricordato il legame di Taurasi con la città fiore all’occhiello del turismo in Campania. Torquato Tasso, da Sorrento, ebbe infatti a che fare anche con il borgo un tempo cuore pulsante dell’Irpinia. Nel museo allestito oggi all’interno del castello taurasino è custodita una lunga serie di testimonianze storico-artistiche legate all’opera del Tasso, autore della Gerusalemme Liberata. Dal Medioevo al Rinascimento, fino ai giorni nostri. Taurasi ha di recente siglato un gemellaggio con Sorrento proprio sotto il segno del poeta nativo del centro costiero. Un’intensa attività di studi e ricerche storico-letterarie avrà luogo fra i due comuni, con la speranza che anche Taurasi possa raggiungere nel suo piccolo un turismo degno della sua storia secolare.  https://www.facebook.com/paginasettemag/videos/377441712708810/

Particolarmente interessante è il percorso sensoriale che accoglie il turista all’ingresso nel castello. Essenze antiche custodite in teche dal coperchio amovibile, tuttora utilizzate nella cucina e spesso alla base dei principali aromi del vino locale.

Il Museo del Vino, appunto, fa del nettare locale il motivo dominante dell’intera mostra allestita al secondo piano del palazzo; appena prima della scala elicoidale da cui si accede alla torre più alta, terrazza ideale per apprezzare la bellezza dell’Irpinia da centinaia di metri sul livello del mare.

Non può mancare, infine, una visita in cantina. Nelle vicinanze del borgo antico, appena fuori la cinta muraria, sorge la tenuta dell’azienda vinicola Antonio Caggiano. Un vero e proprio tempio dell’arte e del riciclo. Materiali usati provenienti da botti e utensili da torchiatura dell’uva, vengono oggi esposti nella sala d’accoglienza che precede i vari piani della cantina. Esposizioni di cavatappi antichi, torchi, bilance e barili nonchè vini d’annata messi a riposo fra i vari scaffali. La tradizione di famiglia vuole infatti che sia tramandata di generazione in generazione questa arte del riutilizzo di vecchi materiali. Quanto al vino, ovviamente, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Dal Taurasi Docg fatto con uve Aglianico 100% e messo ad affinare in barrique di rovere francese per 3-4 anni, al vino Aglianico d’Irpinia Doc “Campi taurasini” ; dal Fiano d’Avellino al Greco di Tufo, quanto ai vini bianchi ; per chiudere con una serie di grappe e passiti derivanti dal Taurasi rosso, prodotto dal principale vitigno a bacca nera coltivato nei 17 comuni della zona, che beneficiano della denominazione Taurasi ormai dal lontano 1993.


 

 

 

 

 

Un brindisi ed una degustazione, prima di proseguire il nostro viaggio alla scoperta dell’Irpinia e delle sue bellezze dal fascino incantato nel tempo.

 

 

 

 

 

 

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