Cantine aperte a San Martino. Tappa a Solopaca, dove il vino ha sconfitto il fango

Degustazione con visita guidata della Cooperativa 'Cantina sociale di Solopaca' a due anni dalla tremenda alluvione 2015

2
1317

Mente e cuore oltre l’ostacolo, ancora memori della tragedia dell’autunno 2015. L’alluvione non ha di certo portato via le energie a questa terra di combattenti. I Sanniti, gente abituata a lottare, gelosi custodi delle proprie origini. Raggiungiamo la cittadina di Solopaca due anni dopo la catastrofe, in occasione dell’evento clou dell’autunno dedicato al vino novello : ‘Cantine aperte a San Martino’. 

Patria dell’omonimo vino, preziosa Doc sottozona del Sannio in versione sia rosso che bianco. Adagiata alle pendici del Monte Taburno e con lo sguardo rivolto a nord, attraverso quella Valle Telesina che tanto ha ancora da dire quanto a vitigni autoctoni e tradizioni legate alla produzione vinicola. La cooperativa sociale ‘Cantina di Solopaca’ – diretta dal presidente Carmine Coletta e gestita abilmente da uno staff d’eccezione – è un esempio di quell’imprenditoria locale che ha saputo rimboccarsi le maniche e andare avanti, malgrado le difficoltà e i danni causati dall’alluvione di due anni fa. Visibili tuttora su botti e pareti i segni dell’ondata di fango che venne giù dalla montagna, investendo la valle e portando via il prezioso oro nero della zona sannita. Dall’aglianico al sangiovese, dal barbera del Sannio per i vitigni a bacca nera, dal Fiano al Greco fino al Falanghina – quello autentico beneventano – per i bianchi. Originaria proprio di questa area geografica, come spiegato dalla guida che ci ha condotti durante la visita in azienda, la Falanghina del Sannio è una denominazione d’eccellenza, tale da distinguere il bianco della valle telesina fra Solopaca e Ponte da imitazioni o contraffazioni. Unicum di questa azienda la sua versione spumante ‘Maria Cristina’. Un’ottima idea regalo per Natale. Bottiglia di pregio altissimo, addirittura giunta al 50° anniversario nella sua versione Brut frutto di 6 mesi di fermentazione in autoclave con metodo Charmat. Prodotto d’eccellenza da confezionare ed apprezzare per la sua purezza legata all’assenza di anidride carbonica aggiunta artificialmente.

Proseguendo con la visita alla cittadina sannita, colpiscono le sue casette arroccate lungo la strada principale, corso Cusani, fra chiese antiche e viuzze ancora intatte che si inerpicano lungo il versante nord del Taburno. A differenza della dirimpettaia Telese terme, Solopaca vive esclusivamente di enogastronomia, tanto da esser sede della Festa dell’uva e di un caratteristico Museo Eno Gastronomico comunale – laddove avviene la premiazione dei migliori vini della zona al termine della manifestazione Cantine aperte.

Aperte come le ferite lasciate dal fango, dall’ondata inarrestabile che stava per distruggere anche il prezioso Solopaca rosso messo ad affinare in botte da 80 ettolitri giù nelle cantine sommerse dall’alluvione 2015.

Ne restano segni evidenti anche su alcune bottiglie, salvate dal disastro ed esposte in azienda come memoria storica di quella pagina nera che Benevento e tutta la valle ricordano ancora. Ma dalle ultime vendemmie e dall’affluenza di visitatori accorsi per la festa del Novello, si può dire che la comunità intera abbia ampiamente recuperato da quella immane tragedia. Confermandosi quale terra vocata all’enoturismo e con spirito d’impresa ancora più forte di prima.

2 Commenti

  1. Il Movimento Turismo del Vino sta facendo un’indagine sulla soddisfazione di chi ha partecipato a Cantine Aperte a San Martino 2017. Se avete partecipato, vi chiederei di compilare un questionario breve (5 minuti!) e anonimo, per aiutare le cantine a migliorare il servizio offerto. Il vostro parere è PREZIOSO. Grazie! Qui trovate il questionario
    http://www.movimentoturismovino.it/it/news/nazionali/0/0/1240/cantine-aperte-a-san-martino-2017-il-questionario-di-valutazione/

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

1 × 1 =