Dopo la messa in onda, qualche giorno fa in prima visione tv su Rai Uno, del film “La cena di Natale”, per la regia di Marco Ponti, un po’ per caso mi sono imbattuta nel libro che continua a raccontare le vicende amorose dei protagonisti di “Io che amo solo te”: Chiara (Laura Chiatti) e Damiano (Riccardo Scamarcio), don Mimì (Michele Placido) e Ninella (Maria Pia Calzone), Orlando (Eugenio Franceschini) ed i suoi numerosi flirt con diversi uomini…
Tra il romanzo e il film, su cosa leggere o visionare per primo, esistono da sempre, due scuole di pensiero: c’è infatti chi ritiene che alla lettura del romanzo segua la delusione derivante dalla postuma visione del film; e chi invece pensa che si debba prima assistere alla trasposizione cinematografica per poi imbattersi nella lettura della storia così come l’autore ha deciso di partorirla.
Ebbene, secondo il mio modesto parere, credo che quanti sostengano la prima ipotesi abbiano ampiamente ragione. (Anche se, in alcuni casi ho potuto trovare l’eccezione a conferma della regola, ma di questo ne parleremo in altra sede).
A pochi giorni dal Santo Natale ho deciso così di farvi i miei più cari auguri, in un modo un po’ particolare. Vale a dire, proponendovi tutte le differenze sostanziali tra il libro di Luca Bianchini ed il film di Marco Ponti, intitolato “La cena di Natale”, offrendovi anche qualche buono spunto culinario proprio per il cenone della vigilia…
Ma procediamo con ordine:
Il romanzo prende le mosse dalla bellissima descrizione di una Polignano a mare tutta imbiancata: “Polignano si era svegliata sotto un velo bianco da sposa, che la rendeva magica, poetica e soprattutto scivolosa…”. Una descrizione veramente da brividi, e non solo per il freddo.
Il film parte invece con la bella Chiara, incinta all’ottavo mese, alle prese con la spesa per il pranzo di Natale. In entrambi, infatti, il 25 dicembre le famiglie di Chiara e Damiano pranzeranno a casa dei novelli sposi (anche se nel film di “novelli” non credo si possa parlare, visto che Chiara si è sposata in estate e nel mese di dicembre è quasi pronta per partorire. Quindi Chiara, quando si è sposata o era già incinta oppure, nel film, si fa riferimento al Natale dell’anno successivo). Differentemente dal romanzo, Chiara proprio la settimana prima di Natale fa il test di gravidanza che, tuttavia, non ha il coraggio di visionare: “Le gioie più grandi sono sempre amiche della paura, perché non siamo in grado di gestirle”. L’unica certezza per Chiara rimane l’amica Mariangela (Ivana Lotito), che nel libro è fidanzata con Pascal Frese (Dario Bandiera) il parrucchiere, mentre nel film è la cornuta della situazione, tradita dall’amato al punto da stilare un decalogo su come riconoscere il tradimento da parte di un uomo:
- Ritardi
- Telefonino
- Calcetto
- Regali
- Doccia
- Nervosetto
- Dieta
- All’improvviso ti chiama “Amore” per non confondere i nomi
- Lavora nelle feste
Tutte prerogative, queste elencate, appartenenti al marito Damiano. Comportamenti che destano grande preoccupazione nella povera Chiara, sempre più sola e abbandonata al suo destino di “mamma single”, come ormai il paese ama definirla.
Damiano, infatti, come si può vedere nel film, si incontra di nascosto con Deborah, la quale durante un momento di passione gli rivela di aspettare un bambino da lui, nel libro ad essere incinta risulta essere l’avvenente Alessia, ex fidanzata di Damiano, che leggiamo, lo ricatterà chiedendogli 25mila euro in cambio del silenzio. In entrambi i casi, il primogenito di casa Scagliusi si salverà in calcio d’angolo dalla furia della moglie Chiara, poichè le donne gli confessano di non aspettare nessun figlio.
Passiamo ora agli altri due protagonisti della vicenda: Ninella e don Mimì Scagliusi. Ninella, che per Natale ha deciso di farsi bionda, in tutti e due i casi analizzati, viene invitata, nel film, dal suo amato a partire per Parigi, il giorno di Natale. Luca Bianchini racconta invece che Ninella ha un amante, Rossano, l’uomo Bofrost, che le consegna periodicamente i surgelati, figura completamente assente nella trasposizione cinematografica.
La più sconvolta, sia nel film che nel romanzo, è Matilde (Antonella Attili) che riceve un anello con smeraldo da don Mimì, suo marito, “colpevole” di averla troppo trascurata negli ultimi tempi. Lei si esalta a tal punto da improvvisare un cenone per quella stessa sera nella loro grande casa, soprannominata con modestia il “Petruzzelli”, in cui ci si muove con l’ascensore e dove troneggia un albero di Natale alto quattro metri.
L’obiettivo di Matilde è chiaro: sfidare davanti a tutti Ninella, la consuocera, il grande amore di gioventù di suo marito. E Ninella non si lascia intimidire, anche se ha sbagliato la tinta optando per un poco riuscito “biondo Kidman” ed è molto infastidita dalla presenza della Zia Pina (Veronica Pivetti), giunta da Milano per la nascita del figlio di Chiara, personaggio inserito nella trasposizione cinematografica al posto di zia Dora (Luciana Littizzetto) e zio Modesto (Dino Abbrescia).
Una cena molto travagliata, descritta quasi come una catastrofe nel libro, curata nei minimi particolari, anche nella realizzazione dei Menù scritti a mano da Orlando, (scaricato da Antonino, l’Innominato, che comincia a frequentarsi, nel film, con Mario, figlio della Signora Labbate, vicina di casa di Ninella, nel frattempo che aiuta Daniela (Eva Riccobono), l’amica lesbica, a rimanere incinta; nel romanzo, con Enzo, il magazziniere):
-Lasagne
-Vitello tonnato
-Risotto con crema di zucca e cannolicchi
E le mitiche POLPETTE di Matilde, che in nessun caso possono mancare, per Marco Ponti, al contrario di un Menù da sbafo per Luca Bianchini: Antipasti; Primi che oltre al risotto vedono le Chitarrine al ragù di mare e i tortellini in brodo; Secondi a base di capitone e seppie; dessert, frutta pandoro e chi più ne ha più ne metta.
Ampio spazio nel romanzo viene poi dato alla piccola Nancy (Angela Semerano), diciasettenne nel bel mezzo di una tempesta ormonale, accusata, insieme agli altri commensali, di aver rubato l’anello di smeraldo di Matilde durante la cena.
Mentre tutti si affannano nella ricerca dell’anello perduto, Ninella e don Mimì, si scambiano intensi sguardi d’amore. Un amore che nonostante tutto continua a resistere, un amore così forte che porterà Ninella a salire in macchina con lui e a prendersi un caffè la notte di Natale, in conclusione della disastrosa cena; o alla decisione di partire per Parigi con don Mimì come si vede nel film, progetto d’amore interrotto dalla telefonata di Chiara che annuncia di aver dato alla luce una bellissima bambina (e non un bambino come tutti si aspettavano), proprio la notte tra il 24 e 25 dicembre.
Credo che vedere prima il film e poi leggerne il romanzo sia stata la scelta migliore. Dal momento che leggendo si hanno impresse nelle mente le scene, i luoghi, i protagonisti, facilitandone così la lettura. Nonostante le varie differenze ed analogie, che preferiate prima il libro e poi il film o viceversa, a trionfare sarà sempre e solo l’Amore, l’amore che guiderà sempre ogni vostra scelta.
Buon Natale e Felice anno nuovo, ricco d’Amore a tutti voi!