Sette letture. Commento a “L’anno del ferro e del fuoco” di Ezio Mauro

Un libro per la domenica pomeriggio. Affascinante mix di storia e di politica, fra aneddoti e misteri ancora vivi nella Russia moderna

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EZIO MAURO, "L'anno del ferro e del fuoco. Cronache di una rivoluzione" Feltrinelli editore, 2017. (18 euro)

Sempre difficile trovare qualcosa da fare la domenica pomeriggio. Forse il momento della settimana più tedioso e vuoto che ci sia, specialmente quando non accompagnato dallo sport e dalle partite di Campionato. E’ inverno, e lo sappiamo… durante i bui e freddi pomeriggi invernali vien poca voglia di uscire e molta di starsene al caldo, sotto le coperte di casa. Occasione per leggere un bel libro, senza impegno nè costrizione alcuna e rifuggendo tanto la frivola storiella d’amore per adolescenti spensierati, quanto la pesantezza dei mattoni classici o roba da intellettualoidi. Davanti ad un bel caffè, per mantenere alta l’attenzione e vivo l’interesse – complice il classico ‘abbiocco’ pomeridiano post pranzo – andiamo a raccontare una lettura a sfondo storico, saggio giornalistico di fresca pubblicazione. Ezio Mauro, grande firma della stampa nazionale e per anni inviato e corrispondente del quotidiano La Repubblica all’estero, è l’autore del libro di oggi : “L’anno del ferro e del fuoco” (Feltrinelli, 2017). 

Appassionante e coinvolgente come la prosa dell’autore, esperto della materia politica estera ma anche di fatti storici. A cent’anni dalla rivoluzione russa, che rovesciò l’Impero zarista ed instaurò il comunismo, Mauro ripercorre le fasi di quell’anno terribile per la Russia, il 1917, che segnò l’inizio della fine dei fasti imperiali della dinastia Romanov. Cronologicamente impeccabile, frutto di un lavoro certosino di analisi storica delle fonti e di confronto con la realtà russa attuale. Pieno di personaggi e vicende talvolta poco studiate o quasi mai raccontate dai manuali di storia scolastici… e questo è un vero peccato! La rivoluzione russa viene narrata in maniera scorrevole, con stile a metà fra il giornalistico ed il romanziere.

La figura principe del racconto storico, Lenin, mente della rivoluzione bolscevica che instaurò in Russia il comunismo, dando potere ai Soviet. Spazio alle idee contenute nelle sue ‘Tesi di aprile’ (del 1917 – ndr) messe in atto dopo anni di carcere e di esilio, vagando per mezza Europa tra Finlandia, Svizzera e Germania – tanto da essere tacciato dall’opinione pubblica filozarista di allora come ‘traditore della patria’ e alleato del Kaiser prussiano. Le vicende storiche, in effetti, non confermano nè smentiscono questa ipotesi. La preparazione della rivoluzione d’ottobre è stata abilmente tratteggiata qualche anno fa anche da un altro eccellente giornalista, Gennaro Sangiuliano, nel suo 1908-1910. Lenin a Capri: genesi della Rivoluzione (Mondadori, 2012). Intellettuali di sinistra, esponenti dell’intellighenzia russa dell’epoca aderirono e sostennero Lenin con la scuola di Capri, messa a punto dai “compagni” nell’intento di minare alle fondamenta il potere dello zar Nicola II Romanov.

Pietrogrado è sempre lì sullo sfondo, cornice della rivoluzione e teatro della fine di un potere da cui prendeva il nome. Da quello zar Pietro il Grande che nel ‘600 gettò le basi per la dinastia Romanov portando la monarchia all’apice del suo splendore e del suo potere internazionale. Per certi versi ricorda la Russia di Putin, oggi, più nazionalista e filo occidentale nei costumi, anzichè arroccata su ideali e vecchi clichè parte del passato comunista. La cacciata dello zar avviene però molto prima del ritorno di Lenin in patria. Molto prima che l’URSS, la federazione di repubbliche sovietiche come progettata da Lenin e dai compagni Trotzskj e Stalin, avesse inizio.

Il saggio di Ezio Mauro tratteggia i momenti salienti della prima rivoluzione, quella cosiddetta ‘borghese’ di febbraio 1917, basandosi su episodi e personaggi chiave del potere. Palazzo d’inverno, la reggia dei Romanov oggi sede del museo Hermitage, da cui lo zar e la sua famiglia fuggirono in seguito all’insurrezione popolare di operai, soldati e marina militare. Tutti contro Nikolaj, alle prese con i guai di salute del piccolo erede al trono Aleksej e turbato dalle sorti della guerra, in cui il nemico germanico prendeva terreno giungendo alle porte di Pietrogrado (oggi San Pietroburgo). Da qui a Mosca – dove tuttora risiede l’asse del potere del Cremlino. Lungo tale asse ideale viaggiano nelle pagine del libro le vicende personali e politiche di uomini come Kerenskij. I suoi ‘menscevichi’ altri non sono che i borghesi, moderati, opposti ai bolscevichi che rovesceranno ad ottobre le sorti del governo provvisorio, asserragliato nel palazzo d’inverno, con azioni di guerriglia e tattiche paramilitari. Ma ciò avverrà solamente verso la conclusione di questa intensa e fitta cronaca rivoluzionaria. Intanto è appassionante la narrazione, nei primi capitoli, dei fatti oscuri che aprirono la via al declino inesorabile dello zar. Si parte con l’avvelenamento di Rasputin, il monaco nero, santone, guaritore e precettore della famiglia reale, immagine mistica e carica di suspense attorno alla quale ruotavano gli equilibri di casa Romanov.

La reggia viene presa così d’assalto, lo scontento popolare e le insurrezioni operaie sono raccontate da Ezio Mauro con grande padronanza di tempi e conoscenze. Il re fugge, viene raffigurato ormai come un uomo solo, costretto dal nuovo governo provvisorio ad abdicare, ma risparmiandogli la vita – che invece gli verrà tolta in un clamoroso finale dalla brutalità dei bolscevichi. Immagini d’epoca raccontano lo scuro volto dello zar, a bordo del suo treno che dalla residenza di vacanza lo trasporteranno verso la Siberia, avviandolo verso la fine. L’ultimo capitolo, riferito a luglio 1918, racconta la tremenda esecuzione dei rivoluzionari del soviet degli Urali che sterminò la dinastia Romanov, assieme ad inservienti, bambini e addirittura al cane. Tutto ciò traspare nelle righe iniziali, quando dalla perdita di potere della chiesa russa ortodossa e dalla cacciata di preti, diaconi e monaci inizia la rivoluzione anticlericale che prelude al comunismo puro.

I fatti che intercorrono tra il febbraio e l’ottobre 1917, ormai, sono consegnati alla storia. Ricordi di redazione e simboli, cimeli, scritture, ancora lì nelle vie e nelle case, rivivono nelle fasi della rivoluzione narrate dalla penna dell’autore nel suo centenario. Fotografie di Lenin, delle proteste operaie, di scrittori e intellettuali russi messi in fuga dalla prima rivoluzione come Nabokov, Tolstoj, lo stesso poeta Gorkij (che dalla sua villa di Capri aveva aiutato Lenin a divulgare fra i giovani esuli la cultura della rivoluzione negli anni 1905-1910). Questi piacevoli intervalli rendono ancora più affascinante la lettura, rendendo il lettore conscio di chi abbia davanti pagina per pagina, capitolo dopo capitolo. Consapevole inoltre della grandezza di una nazione, dello spessore intellettuale che la Russia del periodo bellico ancora oggi appassiona i lettori di classici degli autori citati. Non un panegirico del comunismo, nè tanto meno della borghesia o della monarchia. L’equilibrio distaccato mantenuto dall’autore è ciò che lascia ancor più soddisfatto il lettore alla fine del libro, colmando le lacune storiche lasciate dai testi di scuola anche grazie all’utilissima sinossi in chiusura del volume. Un modo pratico e veloce per ricordare a tutti le date clou dell’ex URSS fino alla Russia di oggi.

Ve lo consigliamo vivamente… dunque, buona lettura!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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