Caravaggio a Napoli, fra simbolismo, storia e cinema…

Il mistero del Gigante e le opere del Merisi del periodo napoletano fra chiostro dei Girolamini e Pio Monte della Misericordia

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Una passeggiata di primavera attraverso il ventre di Napoli, immersi nel dedalo di vicoli attorno alla stretta e lunga via dei Tribunali (ribattezzata dai residenti ‘spaccanapoli’ – ndr). Nella parte circostante l’incrocio tra tale strada costellata di chiese antiche e botteghe artigiane e la più grande via Duomo, ci imbattiamo nella zona del Caravaggio – ormai al centro di recenti ricerche, libri, cinema ecc. Nel centro storico della capitale del Regno delle Due Sicilie, alla corte spagnola, l’artista fuggiasco da Milano e Roma per una serie di risse ed omicidi soggiornò nel primo Seicento. Da qui, grazie alla complicità dell’amica-amante contessa Costanza Colonna, nuovamente in fuga verso Malta. L’isola alla quale è legato il mistero della mattonella con la rosa dei venti diversa rispetto alle oltre duecento del chiostro dei Girolamini. Qui l’intreccio di storie, leggende o verità che siano, relative alla produzione artistica del Caravaggio e risalenti a quando visse nella strettissima strada nota come vico Giganti, al cui nome sono legati alcuni misteri intorno ai quali è fiorita ampia letteratura e racconti cinematografici. Basti pensare al recente docufilm dal titolo “Caravaggio. L’anima e il sangue” – evento clou di circa un mese fa in tutte le maggiori sale italiane. La luce e l’ombra, il lume caravaggesco che ne influenzò la pennellata e che ebbe notevoli ripercussioni anche sulla pittura del suo secolo, dal ‘600 in poi.

Napoli, meta privilegiata dell’artista milanese al secolo Michelangelo Merisi (da Caravaggio – tesi quest’ultima di recente confutata dagli stessi storici dell’arte -ndr). Fra 1606 e 1607 il Merisi offrì alla città una serie di suoi pezzi di bravura, per lo più donati all’associazione benefica Pio Monte della Misericordia o esposti al Museo di Capodimonte. Il mistero legato alla mattonella, come dicevamo poc’anzi, racchiude in sè una serie di credenze e di tesi storiche di stampo cattolico. La rosa dei venti era in genere adoperata per indicare la provenienza delle varie brezze già in epoca antica e, non a caso, puntata su Malta nella cartografia dell’epoca. Ancor più in età moderna, dopo l’invenzione della bussola da parte di Flavio Gioia. L’incrocio fra più simboli – come la serva Titina nel 1807 racconta a monsignor Tantucci all’interno del primo capitolo del saggio “La mattonella di Caravaggio” (di Dino Falconio, Cairo editore – 2017). La croce a X di Sant’Andrea, patrono di Amalfi, che si interseca con la croce latina che rievoca la crocifissione di Gesù. Lo stemma della Repubblica marinara amalfitana e dell’Ordine cavalleresco di Malta, più avanti nei secoli. La vita e le opere del Merisi, a Napoli, attorno a questo interessante mistero che non raccontiamo, ma che lasciamo alla curiosità del lettore di approfondire questo interessante saggio (foto copertina – ndr). Ovviamente… non prima di aver chiuso la nostra passeggiata fra vicoli e chiese che videro secoli fa l’esplosione massima del lume caravaggesco a Napoli. Buona lettura e buon viaggio!!!

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