Vico Equense, al Palazzo comunale «Van Gogh Immersive Experience»

«Van Gogh Immersive Experience» la mostra installata presso l’atrio del Palazzo comunale di Corso Filangieri di Vico Equense. Un viaggio a 360° nei luoghi e, letteralmente, attraverso i dipinti dell’artista olandese. Un’immersione totale che prende le mosse proprio dalla “Camera di Vincent ad Arles”.

0
2838

Un’esperienza incredibile attraverso le opere principali del pittore impressionista Vincent Van Gogh è risultata essere la «Van Gogh Immersive Experience» installata presso l’atrio del Palazzo comunale di Corso Filangieri di Vico Equense.

Un viaggio a 360° nei luoghi e, letteralmente, attraverso i dipinti dell’artista olandese. Un’immersione totale che prende le mosse proprio dalla “Camera di Vincent ad Arles”, la camera della sua famosa ‘Casa gialla di Arles’, dove l’artista decise di trasferirsi per assecondare il desiderio di conoscere il Mezzogiorno francese con la sua luce e le sue tinte mediterranee così lontane dal cromatismo nordico. «Ho intenzione una volta o l’altra, appena posso, di andarmene nel Sud, dove c’è ancora più colore e ancora più sole…».

Il sole giallo, il giallo del sole, dei campi di grano e dei girasoli. Un colore che, nella campagna francese, sembra prevalere su tutti gli altri: tono di una natura che rapisce completamente il pittore fino a farlo sentire parte integrante di essa.

Van Gogh non inventava niente, traeva infatti ispirazione da tutto ciò che lo circondava; si sentiva trascinato dall’emozione, si identificava con la sincerità dei suoi sentimenti verso la natura. Le emozioni che provava di fronte alla campagna provenzale erano così forti da costringerlo a lavorare senza sosta, nello stesso modo in cui non si possono fermare i pensieri quando si sviluppano in una coerente sequenza nella propria mente.

Oltre ai campi di grano, amava dipingere i cipressi: alberi tipici della regione di Arles.

«I CIPRESSI SONO SEMPRE NEI MIEI PENSIERI, VORREI FARNE UNA TELA COME I QUADRI DI GIRASOLI E MI STUPISCE CHE NESSUNO LI ABBIA ANCORA FATTI COME IO LI VEDO. SONO BELLI COME LINEE E PROPORZIONI E SOMIGLIANO A UN OBELISCO EGIZIANO. E IL VERDE È COSÌ PARTICOLARE».

Un albero che si trova tra terra e cielo che per il pittore olandese rappresenta «la macchia nera in un paesaggio assolato, ma è anche una delle note nere più interessanti fra le più difficili da indovinare tra tutte quelle che si possano immaginare».
Le intense e pastose pennellate di Van Gogh possono narrare al meglio la storia di questi alberi così nobili mostrando l’inquietudine di un’anima sulla tela, scelti non a caso per il loro valore simbolico.

Volando attraverso la campagna della Provenza, sempre accompagnati dalla voce narrante del pittore, si giunge presto nella cittadina incantata che affaccia sul Rodano. Cittadina fatta di case, di persone, di locali notturni, di uno in particolare: la Terrazza del caffè la sera, Place du Forum, Arles, immortalata per sempre all’interno di una sua famosissima tela.

Altri motivi conduttori dei suoi dipinti sembrano essere proprio le stelle, la luna ed il cielo.

Con lo sguardo sempre rivolto verso l’alto, Van Gogh cercava di cogliere qualsiasi sfumatura di questi incredibili corpi celesti. Sfumature che andavano dal giallo, passando per il verde, il blu ed il rosa.

Durante il soggiorno arlesiano Vincent si cimentò numerose volte nella rappresentazione di vedute notturne en plein air. Lo stesso artista non faceva mistero di come subisse inesorabilmente l’ancestrale fascino emanato dal firmamento stellato:

« … guardare le stelle mi fa sempre sognare, così come lo fanno i puntini neri che rappresentano le città e i villaggi su una cartina. Perché, mi chiedo, i puntini luminosi del cielo non possono essere accessibili come quelli sulla cartina della Francia?»

«Mi occorre una notte stellata con dei cipressi o, forse, sopra un campo di grano maturo» avrebbe poi confidato Vincent al fratello Théo.

Ma è, senza ombra di dubbio, con la sua Notte stellata sul Rodano, che egli sogna e fa sognare:

«Ho passeggiato una notte lungo il mare sulla spiaggia deserta, non era ridente, ma neppure triste, era… bello. Il cielo di un azzurro profondo era punteggiato di nuvole d’un azzurro più profondo del blu base, di un cobalto intenso, e di altre nuvole d’un azzurro più chiaro, del lattiginoso biancore delle vie lattee. Sul fondo azzurro scintillavano delle stelle chiare, verdi, gialle, bianche, rosa chiare, più luminose delle pietre preziose che vediamo anche a Parigi – perciò era il caso di dire: opali, smeraldi, lapislazzuli, rubini, zaffiri. Il mare era d’un blu oltremare molto profondo – la spiaggia di un tono violaceo, e mi pareva anche rossastra, con dei cespugli sulla duna (la duna è alta 5 metri), dei cespugli color blu di Prussia…»

Facendo ricorso all’intera tastiera atmosferica del Romanticismo, in quest’opera van Gogh coglie «l’universo che riposa nella luminosità tranquilla di una luce naturale e scintillante» (Metzger): il cielo appare infatti rischiarato da una moltitudine di stelle, che brillando si riflettono sui flutti del Rodano, visibile in basso. Alla naturalezza degli astri, poi, fa da contrappunto l’artificialità dei lampioni a gas del lungofiume di Arles, che vomitano sulle acque appena increspate del fiume dei fasci luminosi fuggevolissimi ma violenti: è la volta celeste, tuttavia, la vera protagonista del dipinto, con la matassa stellare che si dipana come una costellazione di pietre preziose. Nell’opera, inoltre, Van Gogh utilizza una sola tinta e la sviluppa in tutte le sue possibili sfumature, orchestrando una raffinata sinfonia di blu di Prussia, blu oltremare e cobalto, in maniera analoga ad un musicista che rielabora più volte il medesimo tema musicale per enfatizzarne le qualità espressive.

Un’esperienza veramente incredibile in cui si conosce l’artista ed i luoghi da cui ha tratto la sua ispirazione. Toccando quasi con mano le sue opere, respirando quasi la stessa aria della Provenza, ammirando quasi gli stessi paesaggi di uno degli artisti più apprezzati di sempre.

La mostra, inaugurata lo scorso 6 agosto, proseguirà fino al prossimo 2 settembre, tutti i giorni dalle ore 10.30 alle 14.00 e dalle 16.00 alle 24.00 , nell’atrio del Palazzo comunale di Corso Filangieri. L’ingresso alla mostra avrà un costo di 6 euro a persona, 3 euro, invece, per tutti i cittadini di Vico Equense. La manifestazione è organizzata da Alta Classe Project con il patrocinio del Comune di Vico Equense, assessorato al Turismo.

 

 

 

 

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

tre × 5 =