“Unguento unguento, mandame alla noce di Benevento supra acqua et supra vento et supre ad omne maltempo…” così recita la formula magica – e forse anche un po’ inquietante – pronunciata dalle Janare, le streghe che sotto al noce di Benevento si riunivano per i loro riti e le loro danze. Eppure anche in pieno inverno, con temperature non proprio ideali per una gita, la città sannita riesce ad affascinare chiunque grazie al suo alone di mistero che ben si mescola allo scorrere lento della vita, specialmente nel fine settimana.
Una città ricca di storia, di cultura, di eccellenze enogastronomiche e di eventi che sanno mantenere alta l’attenzione del visitatore/turista. Il suo centro storico è decisamente un salotto buono della Campania, un gioiello dal punto di vista architettonico e storico. La perfetta simmetria della zona alta, con vicoli e saliscendi che si inerpicano dalla zona romana del teatro risalente all’Imperatore Adriano (II sec. d.C.) fin su alla centralissima via di Corso Garibaldi. Qui, a partire dalla Cattedrale e dal ponte che superando il fiume Calore conduce in zona alta, è tutto un piacevole passeggiare costellato di negozi dedicati al liquore Strega.
E la massima espressione del culto delle Janare merita ora una parentesi. Sono tanti i bar e negozi del centro antico che ne offrono assaggi e vendita di prodotti quali il torrone, il croccantino in diverse varianti, le praline di gusti vari oltre a vini e distillati locali. Ma il cuore pulsante della produzione è decisamente il grande edificio della famiglia Alberti, oggi Museo Strega, appena usciti dalla stazione F.S. Proprio da qui parte il nostro weekend beneventano. Nel piazzale della ferrovia centrale, snodo cruciale per tutta la Campania e verso la Puglia, sorge anche il punto vendita della Cooperativa La Guardiense – una delle migliori cantine del Sannio per rapporto qualità prezzo.
Una volta in centro, complice la coincidenza con l’evento Slow Food “Sementia 2020” unito alla premiazione delle chiocciole in guida Osterie d’Italia e Slow Wine 2020, è d’obbligo una sosta davanti al bellissimo Arco di Traiano. Simbolo della città, insieme ovviamente al campanile di Santa Sofia, lungo il corso Garibaldi. Ancor più suggestivo è l’arco romano di notte, al culmine della via omonima circondata di caffè storici, cinema e ristoranti tipici. Uno di questi però, forse il più caratteristico non solo perchè osteria slow da anni, è la Trattoria da Nunzia. E’ qui che si scopre il meglio della cucina locale, dalla bruschetta ai fagioli alla salsiccia piccante di Castelpoto – presidio Slow Food. Nel locale la dolcissima e simpaticissima signora Nunzia accoglie i clienti proponendo da subito le specialità della casa. Ottima anche la pasta fresca, generalmente spaghettoni all’uovo con salsa cosiddetta allo “scarpariell” (ricetta napoletana rivisitata abilmente da Nunzia in versione sannita). Vino rosso e bianco, da Aglianico a Falanghina, è naturalmente protagonista della carta vini dovunque. Ma tornando all’arco di Traiano, è da queste parti che si trova un’altra interessante storia di gastronomia a metà fra tradizione ed innovazione: parliamo della pizzeria ‘La Pampanini’. Omaggio ovviamente all’attrice Silvana Pampanini, da cui nel lontano 1956 il patron Andrea Lepore fondò la prima pizzeria così chiamata in Venenzuela. Oggi, due giovani molto in gamba portano avanti la tradizione familiare, con pizze davvero uniche nel loro genere e dall’impasto lieve, morbido, ampiamente abbinato a prodotti del Sannio e basi della tradizione napoletana.
Il giro in centro a Benevento, però, deve prevedere oltre alle chiese e la zona archeologica una bella sosta al Museo Janua. Le streghe, appunto, che derivano il loro nome Janare dal latino Ianua (porta) per via delle porte sotto le quali erano solite passare prima di compiere i loro incantesimi. Il Museo ne racconta benissimo la leggenda attraverso cimeli, reperti del tragico periodo dell’Inquisizione con cui la Chiesa della Controriforma avviò la caccia alle streghe. Molte vennero protette addirittura dai beneventani – si dice – perchè ottime curatrici con unguenti e formule magiche alternative alla troppo costosa medicina di allora. La ripa delle Janare e il noce che viene raccontato proprio di ciascuna strega venuta a Benevento, inoltre, vengono ben ricostruite nel museo virtuale. Il culto classico della dea Diana è l’origine del nome Janare, perchè dedita alla caccia, al sacrificio di animali ed in generale alla terra. Più su del museo, poi, vi è la Rocca dei Rettori. Sede museale e di uffici comunali, oltre ai grandi palazzi del centro dove hanno sede l’amministrazione cittadina e la Provincia. Il giardino della Rocca è appunto detto la Ripa delle Janare, affacciata sulla valle del Sabato – l’altro fiume della città che da Avellino conclude la sua “corsa” nel Calore e che, secondo detti antichi, quando unito alle acque proprio del Calore fa tremare Benevento “dint’ e ffor” (ndr).
Insomma, miti e leggende misti a storia. Dai romani antichi ai barbari, fulcro della cosiddetta Longobardia Minor sotto i re Longobardi che assieme al Ducato di Spoleto dominarono il Sud Italia contendendone la leadership ai Bizantini nel Medioevo. Il tutto avvolto dall’alone di mistero delle tante storie legate alle streghe di Benevento. Un weekend intenso ma slow, al tempo stesso, senza l’ansia e la frenesia della grande città, circondati da meraviglie e da piccoli borghi dei sapori che val la pena visitare con più calma.