Forse Amadeus aveva ragione a inizio anno, quando con le unghie e con i denti si è battuto per avere uno straccio di pubblico presente all’Ariston.
Ricordate? ospiti su una nave da crociera, sigillati in una bolla anti-covid. Poi i figuranti, possibilmente coniugi in modo da stare vicini. Infine la proposta di scegliere un centinaio di medici, i primi ad aver ricevuto il vaccino. Il no a tutte le ipotesi, da parte del CTS ha mostrato agli occhi nostri un Amadeus spocchioso, incurante dell’emergenza sanitaria in corso. E giù le polemiche, la rabbia social: “questo festival non s’ha da fare!”. Tra i commenti più teneri.
Amadeus aveva capito in quei giorni di no categorici, che la 71esima edizione del Festival di Sanremo si sarebbe trasformata in una cosa diversa da qualsiasi altra manifestazione precedente. Anche di quella in cui la povera Simona Ventura combatté contro le major che snobbarono la sua edizione.
Sanremo2021 non ha funzionato. C’entrerà, come dice Coletta il fatto che il Festival sia andato in onda con un mese di ritardo, che per una settimana abbiamo avuto le partite di ben due turni di Serie A.
Sarà che l’indirizzo musicale percorso da Amadeus ha stravolto la liturgia sanremese, la musica indie ha invaso l’Ariston con la quota più ampia mai vista di artisti che provengono proprio dal mondo delle etichette indipendenti: una vera rivoluzione. Qualcosa che fino a pochi anni fa non si sarebbe potuto immaginare. Con buona pace dei big di un tempo (che poi, Orietta Berti a parte, definireste voi “vecchi” Noemi, Malika, Annalisa, Renga?).
La verità è che manchiamo di serenità. E’ tutto così diverso, freddo e incolore. Una liturgia che si è trascinata stancamente avanti, nonostante il ritmo provato a dare nelle ultime sere (c’erano da gestire 30 canzoni ospiti esclusi).
Il problema è che, mezz’ora prima al Tg1 si declama il bollettino dei contagi giornalieri, le nuove restrizioni, il paese che ripiomba tra l’arancio e il rosso, e mezz’ora dopo proviamo a denti stretti a sorridere alle battute di Fiorello con un malcelato disagio. Non riusciamo ad evadere come la musica ci insegna a fare. Sembra che ognuno di noi dica a se stesso: non è ancora il momento di lasciarsi andare.
Sanremo è da sempre lo specchio degli italiani, e lo è stato anche in questo 2021 “sospeso”. E così l’Ariston vuoto da un lato è un pugno allo stomaco, ma è anche l’immagine di una attesa che vorremmo finisse all’istante.
Tornerà il tempo della fiducia e del coraggio. Quello della leggerezza e della agognata normalità. Ripenso alle parole della sorprendente (per bellezza e caparbietà) Elodie “Ho imparato ad avere coraggio di fare le cose. Probabilmente non sono all’altezza di questo palco, ma essere all’altezza non è più un mio problema”.
Viva Sanremo, viva l’Italia. Torneremo ad applaudire dal vivo, perché no, gli applausi finti non li posso proprio tollerare!