Alla scoperta del Taburno: fra enoturismo, moto e paesaggi mozzafiato

Protagonista di oggi il progetto 'Vino Espresso'. A raccontarlo Giovanni Esposito, sommelier e guida esperta di turismo in moto

0
1310
Fonte: www.vinoespresso.it

Non solo Aglianico, Falanghina, Coda di Volpe… ma anche Piedirosso, Barbera, Greco, Fiano, eccellenti spumanti. Questo ed altro nell’ampia offerta del Sannio fra cantine storiche ed innovazione. Nel contesto della valle del vino che porta il marchio Dop di matrice europea, andiamo alla scoperta di una zona particolare di questo angolo del beneventano: il Monte Taburno.

Tanti piccoli borghi e realtà vitivinicole, arroccate sul versante orientale del massiccio montuoso definito dai locali come ”la dormiente del Sannio”. Torrecuso, Vitulano, Paupisi, Castelpoto, Foglianise , tale è la sede dell’unica Docg del vino sannita, l’Aglianico Taburno appunto, dal nome del monte che fa da cornice alla valle telesina.

Qui nasce il progetto di cui oggi cerchiamo di tracciare un po’ di cronistoria, intervistando per l’occasione il sommelier AIS Giovanni Esposito (Cantina del Taburno), intervenuto all’ultima lezione del corso Wine Business dell’Università di Salerno .

A pochi chilometri da Benevento – da un lato – e dai cinque comuni sanniti Città Europea del Vino 2019 per il bianco Doc Falanghina del Sannio – dall’altro – lo staff di Giovanni ha dato vita ad un progetto enoturistico innovativo che prende il nome di Vino Espresso.

Un connubio di turismo del vino in cantina, esperienza sensoriale, storia, tradizione e contatto con la natura selvaggia del Taburno. Il tour enogastronomico in moto è infatti uno dei cavalli di battaglia di ‘Vino Espresso’, ovviamente con attenzione dedicata prima di tutto all’accoglienza in cantina.

L’enoturismo è una materia ancora oggetto di studio e di legislazione a livello nazionale e regionale. Da pochi anni se ne pratica seriamente nelle regioni italiane più vocate al vino. La Campania è certamente tra queste, tanto che risale all’autunno 2019 l’ultimo tentativo in Consiglio Regionale di codificare in una legge regionale la pratica dell’enoturismo. Ci troviamo però, come noto, a fare i conti con l’onda lunga del Covid e con i suoi effetti negativi sul turismo.

E’ proprio del futuro del turismo enologico che andremo a parlare ora nelle consuete sette domande con Giovanni Esposito, raccontando l’attività del suo staff ai piedi del Monte Taburno.

Buongiorno Gianni, prima di spiegare il progetto enoturistico di ‘Vino espresso’ ci racconti in breve il Taburno e la tua zona? 

Io sono nato in pieno Taburno, per l’esattezza a Vitulano. Non lontano da Foglianise appena 3 km dove ha sede la Cantina del Taburno (foto – ndr) per la quale lavoro seguendo l’area vendita IT ed affiancando l’agenzia che si occupa dell’estero. Il Sannio produce il 68% di UVA campana e più del 50% di vino prodotto, ci troviamo nella testa della dormiente del Sannio, difatti se si vede il profilo del massiccio Taburno Camposauro, ha la stessa forma di una donna distesa ed ai suoi piedi i 14 principali comuni che hanno dato via ai vini qualità nella denominazione.

L’Aglianico del Taburno è l’unica Docg del Sannio, cosa ha questo vino di così particolare?

La DOCG nasce nel 2014, la particolarità di questo vino è semplicemente quella di raffigurare a pieno chi abita nel Taburno, spesso scontroso con il suo tannino ed austero, ma una volta capito e sapientemente aspettato il suo tempo regala grandi soddisfazioni.

Falanghina del Sannio Doc, qual è l’eredità del 2019 con il riconoscimento Città europea del vino? 

Spesso si parla di rossi, ma in realtà il mercato ed il consumo è legata a lei, la Signora del Sannio, la Falanghina. Basti pensare che nell’immaginario degli operatori di settore esteri spesso si finisce per definirla la Signora dalle spalle larghe. Cantina del Taburno è stata una delle prime aziende a lanciarla sui mercati nazionali ed esteri, uva che si presta a tutto, basti pensare che in azienda facciamo ben 4 vinificazioni diverse che partono dalla prima settimana di settembre e finisce con l’ultima vinificazione a dicembre con il passito, passando per una versione DOP una vendemmia tardiva con affinamento il legno, vigneti oltre i 650 metri in pieno Taburno. Secondo me, Sannio Falanghina non è stato il giusto evento oppure le continue presentazioni non sono bastate a dar lustro al vitigno. In altre location questo genere di evento è riuscito a rilanciare il territorio basti vedere Matera. Il problema di Sannio Falanghina e che sul mercato oggi non si da il giusto valore al prodotto, una forbice di prezzo che partono dalla DOP dai 2 euro fino ai 30, troppo ampio questo range che non premia  né il prodotto né il territorio.

Veniamo dunque alla tua realtà aziendale. In che modo avete concepito tour ed accoglienza in cantina prima del covid? 

I tour in cantina sono mirati sui principali uvaggi: esistono due percorsi diversi, falanghina ed aglianico. Si svolgono in questo modo perché facciamo in modo che siano didattici per far capire il potenziale degli uvaggi e la loro evoluzione nel tempo partendo dell’epoca della vendemmia e le quote dei vigneti sul livello del mare per finire all’influenza del legno e gli effetti che caratterizzano il prodotto finale. Le degustazioni sono solo su prenotazione e per un massimo di 20 persone inoltre non si svolgono in azienda ma in veri e propri roof top naturale, eremi isolati da dove si possono vedere i vigneti di provenienza delle uve che hanno reso particolare l’assaggio e l’esperienza del percorso di degustazione 2.0. Quindi si ha distanziamento sociale all’area aperta.

Da oggi cosa cambierà per l’enoturismo ?

Sicuramente la qualità della comunicazione, non sarà più il racconto legato alla vendemmia ma anche l’esigenza di dover far gestire la degustazione a persone qualificate, che non conoscono solo il proprio territorio ma anche gli altri e poterli mettere a confronto, che siano province, regioni oppure esteri. Capire gli abbinamenti, consigliare la ricerca non solo legata al bere ma anche ai racconti di personaggi legati al mondo del vino negli anni passati e che hanno trasmesso passione, storie e con sè tutto il bagaglio culturale.

Gli itinerari più gettonati dai vostri ospiti? 

San Michele in Foglianise con la degustazione di Falanghina, un posto difficile da raggiungere, come tutti gli eremi legati al nome di questo santo. Dalla sua posizione si possono distinguere i migliori CRU del Taburno, addirittura distinguendo le quote dei vigneti e di come cambia sia nella morfologia che l’assaggio, un teatro perfetto ed affascinante. Posti limitati, guida turistica del posto, distanziamento ed aria pulita permettono che questo pacchetto sia il più gettonato in assoluto.

Infine, come mai l’Aglianico Taburno è così adatto per il rosato e come il rosato si colloca nel progetto enoturistico? 

Bella domanda complessa! Il rosato diventa DOCG con la denominazione Taburno rosso e rosato, ed è la prima DOCG italiana in assoluto. Il mercato italiano non premia questo prodotto, per fortuna riusciamo a soddisfare l’esistenza USA con la soluzione adottata con tappo stelvin, come del resto tutti i nostri bianchi destinati ai mercati esteri hanno questa soluzione. Nel progetto enoturistico non è vincente, difatti non viene chiesto ma viene proposto su alcuni abbinamenti stagionali.

Grazie Gianni, non ci resta che attendere il momento buono per una bella visita in cantina, alla scoperta del Taburno.

A presto!

Grazie a voi, vi aspettiamo.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

dieci − 4 =