Procida Capitale italiana della cultura 2022 rappresenta un traguardo storico, che per la prima volta consacra una piccola isola a luogo di produzione culturale e, quindi, di grande attrazione turistica. La notizia ha portato alla creazione di reti e di strumenti efficaci per lo sviluppo turistico dell’intera area interessata – in particolare nell’ambito dell’enogastronomia.
Parma, città emiliana che ha beneficiato del titolo di Capitale italiana della Cultura nel 2021, è stata fra le prime realtà ad instaurare con Procida un progetto di gemellaggio fondato sulla cultura del cibo; il 14 gennaio scorso, Parma ha ceduto ufficialmente il testimone a Procida ed in vista di tale avvenimento si sono unite le volontà dei due sindaci, Pizzarotti e Ambrosino, di coniugare le tradizioni enogastronomiche di cui entrambe le località sono portatrici fra le eccellenze italiane.
Se la provincia emiliana è infatti nota a tutto il mondo per prodotti tipici quali l’omonimo prosciutto crudo e il celebre formaggio Parmigiano Reggiano Dop, l’isola di Procida è regno di eccellenze legate alla cucina di mare, al pesce ed alle colture ortofrutticole, prima fra tutte il limone.
Da quest’ultimo, viene prodotto un ottimo limoncello – malgrado la vicinanza del più celebre e commerciale limoncello sorrentino – oltre ad una squisita crema pasticcera che caratterizza il ripieno del dolce tipico isolano, la cosiddetta ‘lingua di bue’ ripiena di crema al limone.
Altrettanto raccontate dalla letteratura culinaria recente sono le tipicità gastronomiche dell’isola che si riflettono in ricette tradizionali frutto della cucina povera di un tempo.
Quanto al vino, l’isola è inclusa nell’areale della Doc Campi Flegrei pur non vantando in ogni caso – soprattutto per la sua ridotta estensione territoriale – la presenza di grosse cantine ed aziende vitivinicole, come invece avviene sulla terraferma o sulla vicina isola di Ischia.
Ciò nonostante, come sottolineato dalla citata letteratura recente, anche a Procida è presente un vitigno storico, la Luvanda (ovvero Levante): una tipologia di uva a bacca bianca dalla buccia spessa, tipica del versante orientale dell’isola e pertanto così battezzata dai contadini procidani.
Di questa misteriosa e sconosciuta uva secolare si ritrovano tuttora sull’isola esemplari spesso promiscui con altre varietà autoctone cadute nell’oblio, che potrebbero rivelarsi oggetto dei progetti di comunità e innovazione di cui è già denso il programma di Procida 2022.
Produzioni tipiche, ricette e tradizioni locali saranno infatti al centro di alcune iniziative legate all’enogastronomia che si terranno nell’arco di vari mesi del 2022: una di queste è “Compra Sud Festival” – evento previsto a marzo e ad ottobre nei giardini, orti e cortili dell’isola di Procida – una mostra mercato che racconta il Mezzogiorno e i vari Sud del mondo attraverso percorsi culturali e gastronomici; la seconda è “Nutrice” l’iniziativa che coinvolge le piccole produzioni tipiche dell’isola e che si snoda attraverso percorsi di accompagnamento per turisti da parte dei produttori locali nei loro limoneti, orti e terreni agricoli, alla ricerca di un’esperienza intima del processo alimentare tale da rinnovare la coscienza dei sapori e delle relazioni fra uomo e ambiente.
All’esperienza turistica slow si unisce quindi la sfera enogastronomica, importante per siglare un’interazione con i sapori del territorio e le produzioni tipiche.
Lo slow tourism è in particolare una forma di turismo esperienziale molto consona a luoghi come l’isola flegrea, che per la sua esigua estensione territoriale e la sua natura è luogo ideale per la pratica di tale genere di immersione nella cultura enogastronomica locale.
Fondamentale è, dunque, il ruolo degli eventi culturali, dei festival e delle sagre, ma anche deigrandi eventi quali appunto le Capitali della cultura in genere; proprio sull’esperienza europea vissuta nel 2019 da Matera, infatti, si è deciso di modellare l’omologo evento che porterà l’isola di Procida fra le destinazioni turistiche in cui – oltre alla cultura in sé – è possibile trovare terreno fertile anche per esperienze slow basate sulla conoscenza delle tradizioni enogastronomiche locali.
Un altro tassello aggiunto nel lungo percorso della creazione di rete fra territori della medesima regione è rappresentato dal gemellaggio enogastronomico fra aree interne e aree costiere della Campania, suggellato da Procida con il piccolo comune di Castelvenere, nel beneventano, dove sorge una delle rarità nel panorama enologico campano ovvero l’uva camaiola – altrimenti nota come Barbera del Sannio.
È quest’ultima una testimonianza di come la cultura possa essere volano di sviluppo anche dal punto di vista del turismo enogastronomico, legando aree diverse nel comune intento di creare progetti di rete verso sviluppi futuri, in particolare grazie ad eventi dedicati al vino (come i Mercavini di Natale, tenutisi a Castelvenere nel dicembre 2021 per valorizzare e riscoprire le storiche cantine scavate nel tufo all’interno dell’antico borgo – ndr).
Sulla medesima falsariga del caso sannita, sempre in territorio campano, è dalla rete dei borghi d’Irpinia che proviene l’intesa avviata dalla Città di Montella (AV) con Procida 2022, al fine di valorizzare le bellezze di entrambe le località creando un ponte permanente fra esse, nell’ambito dei fondi PNRR, sulla comune base del patrimonio non solo culturale ed artistico (si pensi alle chiese e al turismo religioso) ma anche enogastronomico.