“Ex Novo”, la mostra fotografica di Luciano Romano che declina in chiave moderna il tema della misericordia

La Chiesa del Pio Monte della Misericordia a Napoli è il palcoscenico d’eccezione per la messa in scena di una speciale esposizione e sperimentazione artistica tra arte del presente e arte del passato. Tra i protagonisti i giovani attori gli attori Dominique Donnarumma e Filippo Scotti.

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‘Ex Novo’ è il titolo della mostra di Luciano Romano a cura di Marina Guida inaugurata lo scorso 13 aprile nella Chiesa del Pio Monte della Misericordia a Napoli, palcoscenico d’eccezione per la messa in scena di una speciale esposizione e sperimentazione artistica tra arte del presente e arte del passato.
Il progetto ha ricevuto il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, è stato fortemente voluto da Alessandro Pasca di Magliano, già Soprintendente del Pio Monte della Misericordia, ed è realizzato con l’organizzazione di Gianpaolo Brun.

Un corpus di sei fotografie che dialogano con il capolavoro del Caravaggio Le Sette Opere di Misericordia custodito al Pio Monte e con opere iconiche del Seicento napoletano presenti in altri musei italiani, dipinti di Luca Giordano, Francesco Guarino, Jusepe de Ribera e Guido Reni.

Il tema della misericordia è declinato da Luciano Romano ex novo secondo le logiche e le urgenze del nostro tempo, con lo scopo di rappresentare quel sentimento di empatia e compassione per i deboli e per gli ultimi, che spinge ad agire per condannare la violenza, anche quella invisibile, il sopruso, l’indifferenza, la discriminazione e il rifiuto per la diversità.

“Il mio lavoro” – spiega Luciano Romano “attraverso una forma di meta-rappresentazione teatrale, interpreta i sentimenti di solidarietà ed empatia dei quali tutti dovremmo farci carico, in un momento storico tumultuoso che, per ricorsi storici, esodi, epidemie, conflitti, sembra richiamare il Secolo di Furore che vide nascere le creazioni del Pio Monte”.

Il titolo della mostra ‘Ex Novo’ richiama l’assonanza con il termine ex-voto. L’idea è stata quella di progettare un lavoro che solleciti a percepire in maniera nuova un sentire antico, un sentimento etico nei confronti degli altri, affiancando la missione del Pio Monte portata avanti anche attraverso l’azione dell’arte.

Afferma Fabrizia Paternò di San Nicola, Soprintendente del Pio Monte della Misericordia: “Siamo felici di ospitare qui al Pio Monte il bellissimo lavoro di Luciano Romano che rispecchia perfettamente l’obiettivo che da sempre porta avanti la nostra Istituzione benefica. Quello di avere al centro delle nostre opere e azioni gli individui e la comunità. L’arte diventa mezzo, strumento al servizio degli altri, e l’intero patrimonio artistico, immobiliare e archivistico che abbiamo l’onore e l’onere di custodire, assume un valore sociale, divenendo lo strumento per poter operare a favore di chi ne ha più bisogno”.

La mostra, visitabile fino al 10 luglio 2022 (orari visite: dal lunedì al sabato dalle ore 10:00 alle ore 18:00, ultimo ingresso ore 17:30. Domenica dalle ore 9:00 alle ore 14:30, ultimo ingresso ore 14:00.), è messa in scena da Giovanni Francesco Frascino, e prevede la collocazione delle sei opere fotografiche in disposizione radiale in corrispondenza delle paraste della cappella del Pio Monte.

Protagonisti nelle immagini in mostra sono giovani attrici e attori, danzatori e figuranti che hanno interpretato liberamente le opere a cui Luciano Romano si è ispirato per i suoi scatti. Dipinti che gli attori incarnano in maniera evidente, in una straordinaria interpretazione, tra gesti, mimica ed espressioni.

 

 

 

 

 

Un linguaggio dichiaratamente teatrale che mette in luce i dettagli compositivi della pittura barocca: nella fotografia che evoca il quadro di Jusepe de Ribera San Gennaro che esce illeso dalla fornace, conservato nella Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro nel Duomo di Napoli, si vede una giovane donna nuda e indifesa che sembra voler parare con le mani un senso di incombente minaccia; nello scatto dedicato alla tela di Luca Giordano Perseo e la Medusa, custodito al Museo di Capodimonte a Napoli, il protagonista è pervaso da un senso di smarrimento infinito; il quadro del 1665 La Deposizione di Cristo dalla Croce di Luca Giordano, che si trova nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia, diventa ispirazione per l’immagine di una figura femminile misericordiosa tra sacro e sensuale; e ancora, il dolore non urlato, soffocato, silenzioso, è protagonista nella fotografia dedicata al dipinto del 1611 la Strage degli innocenti di Guido Reni, conservato nella Pinacoteca Nazionale di Bologna, dove una donna trattenuta per i capelli diventa manifesto della violenza sulle donne; un’eroina contemporanea appare nell’immagine che ricorda la tela di Sant’Agata di Francesco Guarino del 1640, esposta nel Museo di Capodimonte, che viene raffigurata come un’icona religiosa che si trasforma in icona laica, simbolo di una donna che lotta per sopravvivere ad una pratica tanto arcaica quanto drammaticamente attuale, quella del femminicidio; all’esodo dei popoli che attraversano il Mediterraneo è dedicata la fotografia che si ispira al quadro del Caravaggio Le Sette Opere di Misericordia, nella Cappella del Pio Monte della Misericordia, dove è protagonista l’uomo bianco che viene tratto in salvo dal mare.

Spiega la curatrice Marina Guida, che “Luciano Romano compie una rilettura delle fonti, attraverso un uso mirabile della fotografia che qui si palesa come addizione di teatro e cinema: gestualità, tempo, durata, preparazione, tutto condensato in queste immagini, perfette nel loro minimalismo, nella loro capacità di condurre l’osservatore verso una totale immedesimazione. I protagonisti di queste opere, si manifestano come oracoli della visione inversi, si rivolgono a noi, aprono dei quesiti, ci interrogano, ci chiedono aiuto, ci domandano di sostare in un attimo di sospensione temporale. Ci chiedono cosa proviamo, cosa pensiamo, ci invitano ad entrare nel loro mondo, a chiudere gli occhi per immedesimarci, anche solo per un istante e riuscire a percepire la loro condizione. Ci invitano a “vedere”, a riconsiderare dalle fondamenta l’umano”.

Negli scatti di Luciano Romano l’iconografia della pittura seicentesca transita nel linguaggio contemporaneo della fotografia, e l’arte del presente e quella del passato dialogano in una rinnovata attenzione ai valori religiosi, interpretando un bisogno di misericordia che pervade la società di tutti i tempi.

La mimica dei corpi, dei gesti, dei volti, l’intensità delle espressioni ci dice infatti che, in fondo, non c’è interruzione alcuna fra il passato e il presente, fra dramma antico e dramma contemporaneo. Le immagini colgono uno stato di sospensione, come se l’occhio si fermasse sulla soglia di qualcosa che sta per accadere, ma non si è ancora consumato: indefinite in senso didascalico, e finanche con delle inversioni di senso rispetto ai prototipi pittorici, le immagini non intendono raccontare, ma suggerire una possibile interpretazione da parte dello spettatore. Vengono così alla luce fotografie che lasciano intenzionalmente un varco aperto, immagini che vogliono farsi completare dallo sguardo di chi le osserva.

La mostra ‘Ex Novo’ è realizzata in collaborazione con Studio Trisorio e Paola Sosio Contemporary. Il progetto di Illuminazione è curato da Linea Light Group, e la consulenza illuminotecnica da Studio Light.

Il catalogo sarà edito da Arte’m e comprenderà i testi critici di Giuliana Bruno, Giovanni Francesco Frascino, Marina Guida e Sebastian Schütze, includendo anche le vedute installative della mostra.

Si ringraziano: gli attori Dominique Donnarumma e Filippo Scotti / Nancy Trabona, Valter Sarzi Sartori della Compagnia Sud Costa Occidentale di Emma Dante / i danzatori Anna Chiara Amirante, Alessandro Staiano della Compagnia di Balletto del Teatro di San Carlo / Marina Bertoni, Lucas Delfino, Michele Scappa, Davide Tagliavini della Compagnia Körper / i figuranti Modou Badiane, Bamba Diop, Carlo Gambardella e Mbemba Mane.

Biografia Luciano Romano
Tra i vincitori del premio Atlante Italiano 003, conferito dal Ministero dei Beni Culturali e la Triennale di Milano, ha ottenuto la nomination al Prix BMW-Paris Photo (2007) ed è stato finalista per quattro edizioni consecutive agli Hasselblad Masters.
Ha esposto alla X Biennale Architettura di Venezia, al Museo MADRE di Napoli, al Museo MAXXI di Roma, al Museo MAMM di Mosca, a Fotografia Europea di Reggio Emilia, al Palazzo Ducale di Genova, alla Reggia di Caserta e in occasione del Festival dei Due Mondi di Spoleto.

Nel 2010 è autore delle immagini su cui si fonda Italy of the Cities, una visione di Peter Greenaway per il padiglione italiano all’Expo Universale di Shanghai, rappresentata nello stesso anno all’Armory di New York.

Del 2013 l’installazione permanente Don’t ask where the love is gone di Shirin Neshat nella stazione Toledo Montecalvario della Metropolitana di Napoli, che si avvale di nove grandi ritratti realizzati da Luciano Romano.
L’opera è stata in seguito esposta alla Photobiennale di Mosca del 2014, a cura di Olga Sviblova.

A dicembre 2019, nella stazione della metropolitana di Scampia, Napoli, viene presentata Song ‘e mare, la sua ultima installazione permanente di arte pubblica:

Quattordici fotografie di musicisti e cantanti napoletani a figura intera, posti lungo la stessa linea d’orizzonte, quella fra mare e cielo, mentre fanno un passo avanti in una costante dinamica fra scena e retroscena, luce e ombra, colto e popolare, ricordo e intuizione.
Andrea Viliani, 2019

Ad aprile 2022 il suo ultimo progetto Ex Novo, sei immagini contemporanee intorno alle Sette Opere di Misericordia di Caravaggio, una ricerca degli indizi visivi che si trasmettono attraverso l’esposizione alla produzione artistica del passato e che riemergono nel processo della creazione contemporanea.

I suoi lavori sono conservati in numerose raccolte pubbliche e private, tra le quali la collezione del MAXXI di Roma, IICD a Roma, il Museo MADRE di Napoli, La Fondazione Edoardo Garrone di Genova, La Fondazione Banco di Napoli, la Robert Rauschenberg Foundation e il Watermill Center di New York.

 

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