Perché in fondo siamo stati tutti ragazzini come i protagonisti della vacanza a Forte dei Marmi. Tutti in fondo d’estate innamorati cotti di una Marina o di un Luca, tutti in un ritrovo come la Capannina e tutti con dei genitori uguali a quelli di quel viaggio in Versilia.
E poi la forza di un cast eccezionale: Jerry Calà all’apice della sua carriera, e Christian de Sica, milanese quasi credibile. La dolcezza di Marina Suma, la voglia di crescere in fretta di un ottimo Gianni Ansaldi, attore che poi scelse la televisione e la fotografia non puntando più di tanto sul cinema, l’indimenticata e sfortunata Karina Huff, attrice inglese scoperta da Gianni Boncompagni, morta nel 2016 a soli 55 anni. Per due volte è stata colpita da un tumore.
E su tutti una splendida Virna Lisi, che per quel film vinse il Nastro d’Argento e il David di Donatello, entrambi come miglior attrice non protagonista.
E poi Carlo Vanzina, regista del film, che seppe miscelare ironia e sentimento, dando inconsapevolmente vita ad un’opera immortale.
Il film ha cristallizzato un’epoca dalla quale nessuno vuole più uscire perché, ammettiamolo, rimane la culla dei sogni adolescenziali di tutti a prescindere dall’anagrafe. La spensieratezza. Il benessere economico. I primi sogni erotici. Il pudore dei valori.
È diventato la polaroid di un’epoca, la foto istantanea di una epoca che allora quasi tutti avevano vissuto, che molti snobbavano ma che oggi tutti vorrebbero rivivere o vivere perché l’hanno visto in tv e si sono accorti che intorno a loro il copione è oggi molto diverso, molto più asettico e tecnologico, asociale in un mondo dominato dai social.
Semplicemente, come dice Virna Lisi alla fine del film ricordando il passato: «Sai cos’è? È che ci batteva il cuore, ci batteva forte il cuore».