La prima cosa che noti di Federica Vecchione talentuosa, giovanissima e bellissima attrice partenopea, sono i profondi occhi azzurri.
Sembrano raccontarti di tutta l’energia che ha dentro.
Per quanto sono chiari e luminosi quasi metteresti in dubbio l’appartenere alla nostra terra.
Ma di Napoli Federica ha tutto. Grinta, carattere, voglia di riuscire in questo mondo, e un talento innato, che le permette di destreggiarsi con capacità tra cinema, teatro, danza, musica, scrittura.
Tanto, tantissimo. A soli 17 anni poi! Dove vuole arrivare Federica credo lo sappia molto bene, ed è un peccato che il nostro format si “fermi” a sole 7 domande. perché gliene avrei poste molte di più, visto che è un fiume in piena tra racconti, esperienze, idee e progetti futuri.
Federica – che frequento il corso di recitazione cinematografica Pm5Lab di Giuseppe Mastrocinque – è nelle sale in questa calda estate 2024 con “Il mio regno per una farfalla”, il nuovo film di e con Sergio Assisi, che vede nel cast, anche Gianni Ferreri, Tosca D’Aquino, Federica De Benedittis e Barbara Foria, Benedetto Casillo, Nunzia Schiano e Giobbe Covatta.
Ma la giovane attrice partenopea è stata di recente ambassador della 14esima edizione del Social World Film Festival di Vico Equense, dove ha avuto modo di seguire da vicino incontri e masterclass con attori del calibro di Marco D’Amore e registi come il pluripremiato Matteo Garrone.
Ed è da qui che parte la nostra chiacchierata …
Federica, benvenuta su paginasette. Partiamo dalla fine: sei reduce da una impegnativa settimana a Vico Equense come Ambassador del Social World Film Festival. Che esperienza è stata, soprattutto quella con un gigante come Matteo Garrone, tra i tanti ospiti della kermesse?
È un piacere poter parlare qui su paginasette della mia bellissima esperienza al Social World Film Festival di Giuseppe Alessio Nuzzo. È stato davvero costruttivo ed interessante poter moderare, in qualità di Ambassador, molti degli incontri e degli eventi e avere modo di confrontarmi con dei giovani appassionati di cinema come me. L’onore più grande è stato quello di poter conoscere e imparare dall’esperienza di artisti magistrali, tra i quali il grande regista Matteo Garrone che ha tenuto una Masterclass Gratuita in cui ci ha dato preziosi consigli e illustrato alcune clip del backstage dei suoi capolavori. La mia gratitudine è immensa perchè ritengo che non si smetta mai di imparare nella vita, soprattutto per quanto riguarda la formazione artistica, e quest’esperienza mi ha arricchita di valori, fiducia in me stessa e negli altri giovani sognatori, curiosità e consapevolezza.
Il Social è una opportunità soprattutto per i più giovani di confrontarsi con i grandi del cinema e della serialità televisiva. Quanto sono importanti i festival soprattutto per i ragazzi come te?
Credo che, al fine di intraprendere questo mestiere, la formazione sia fondamentale, infatti sin dall’età di cinque anni ho frequentato corsi di teatro e musical in modo da essere versatile e avere delle basi solide. Da diversi anni frequento il corso di recitazione cinematografica Pm5Lab di Giuseppe Mastrocinque, dove ho modo di approfondire materie come storia del cinema, dizione, psicodrammaturgia e tanto altro; ma allo stesso tempo ritengo sia importantissimo essere curiosi e continuare ad apprendere da autodidatti andando al cinema, a teatro e guardando serie tv, oltre che partecipando a presentazioni di libri ed eventi culturali. I festival racchiudono tutte queste opportunità di approfondimento, in aggiunta a quella di incontrare di persona i propri idoli ed esponenti del panorama cinematografico nazionale e internazionale per ottenere consigli e confronti utili ad avere le idee più chiare. Soprattutto per i ragazzi come me, fare una “full immersion” in una realtà sociale e culturale come quella dei festival consente di investire il proprio tempo in qualcosa di appassionante, formativo e interessante e divertente. È bello vedere tanti giovani con voglia di mettersi in gioco, di dedicarsi ad attività sane e porsi degli obiettivi al fine di realizzare il proprio sogno. Apprezzo in particolar modo l’opportunità che alcuni festival danno ai giovani di essere Giuria Young e partecipare a masterclass e incontri, ma soprattutto visionare decine di lungometraggi e cortometraggi e sviluppare il proprio gusto cinematografico.
Sei sicuramente una ragazza determinata, che vede questo mondo come un obiettivo da raggiungere. Quando è nata questa passione per la settima arte e come la stai coltivando?
Ho iniziato a frequentare un corso di teatro all’età di cinque anni perché ero molto timida e introversa, ma è bastato poco per acquisire maggiore sicurezza ed espressività e innamorarmi del palcoscenico. A partire da lì, non c’è stato neanche un anno in cui io abbia smesso di recitare e studiare, e ho capito che era la mia vera passione perché l’impegno e la costanza erano del tutto spontanei e mi appagavano facendomi sentire libera e appassionata. L’obiettivo che mi sono posta e che spero con tutto il cuore di realizzare è quello di essere felice nella vita, cercando di rendere la mia passione una professione e di poter mettere le mie emozioni ed interpretazioni a servizio del pubblico. D’altronde, non smetterò mai di ripetere come motto questa citazione di Confucio, “Scegli un lavoro che ami, e non dovrai lavorare neppure un giorno della tua vita”.
Una parte fondamentale del tuo percorso è occupata dal teatro. Il contatto col pubblico è sempre magico. Oggi tanti ragazzi sognano facile i set e lo schermo, grande o piccolo che sia. Ma il fascino delle tavole di un palcoscenico sono ineguagliabili, vero?
Assolutamente! Probabilmente come il classico è la base della danza, il teatro è la base della recitazione. Insegna a saper gestire la propria voce, avere consapevolezza del proprio corpo e presenza scenica, imparare testi e monologhi sviluppando una solida memoria e a gestire l’emozione dell’esibizione in diretta. Mettere piede su un palcoscenico permette di calarsi in una dimensione altra, concedere al pubblico di distrarsi e immergersi in una storia dimenticandosi per qualche ora dei problemi esterni, sentire le reazioni degli spettatori e lasciarsi guidare dalla loro energia. Sono innamorata del cinema, ma il teatro mi riporta all’origine della mia passione e mi fa sentire “a casa”. Credo che il teatro sia formativo per tutti, non solo per chi vuole intraprendere la carriera di attore, bisognerebbe infatti proporlo nelle scuole perché l’immedesimazione nei panni degli altri e la sensibilizzazione potrebbero rendere la società migliore.
É un periodo straordinario. Sei nelle sale con la seconda regia di Sergio Assisi, “Il mio regno per una farfalla” in cui hai un ruolo per nulla secondario. Cosa puoi dirci a riguardo? E com’è stato lavorato con un cast variegato a partire da quel “vulcano” di Assisi?
Sono felice di aver interpretato un ruolo davvero fantasioso e particolare nel film “Il mio regno per una farfalla” scritto, diretto e interpretato da Sergio Assisi. Il mio personaggio “Enza”, la coscienza femminile di “Sasà”, è molto simile a me caratterialmente perché diligente, serio, responsabile e un po’ permaloso. Ho recitato le mie scene in compagnia dello stesso Sergio Assisi, attore poliedrico e regista esigente e creativo, e con l’attore “Cosci” Antonio Annina, eravamo i più piccoli del set e mi sono divertita molto a giocare imparando con gli altri bravissimi e gentili interpreti. Inoltre la cornice meravigliosa dell’isola di Ischia è un punto di forza per il film, un luogo magico a cui sono molto legata e il periodo di riprese è stato rigenerante per me per il contatto con la natura, il mare limpido, le viste mozzafiato e le cene in compagnia ma soprattutto l’atmosfera energica di una squadra affiatata!
E se al cinema sei stata la coscienza di Sasà (Sergio Assisi) a teatro hai, giovanissima, interpretato un ruolo non facile, quello di Simonetta Lamberti uccisa dalla camorra il 29 maggio 1982 da un colpo di pistola alla testa all’età di 10 anni, figlia di Alfonso Lamberti, procuratore impegnato nelle indagini contro la NCO di Cutolo, a cui i colpi erano destinati. Quando il teatro svolge un importante ruolo sociale…
Interpretare il ruolo di Simonetta Lamberti nello spettacolo “Nel Campo delle Viole”, scritto e diretto da Diego Sommaripa, è stata una responsabilità perché ho prestato voce, corpo ed anima ad una storia delicata e drammatica. Ricordo che nei giorni dello spettacolo sorprendentemente ero molto raffreddata, nonostante fosse metà Giugno e io non mi ammali mai neanche in inverno, e se durante le prove ero un po’ preoccupata, la sera dell’esibizione l’adrenalina ha fatto sì che, come per magia, la mia voce tornasse squillante e il mio corpo energico… poi appena tornata a casa sono stata di nuovo male!
Questo breve aneddoto mi fa sorridere perché mi piace pensare che mostri quanto ci tenessi alla messinscena dello spettacolo, e alla resa quanto più emozionante e vera possibile del mio personaggio perché stavo letteralmente dando voce a chi non ne ha avuta. Uno dei fini dell’arte è sicuramente quello di emozionare e sensibilizzare il pubblico permettendogli di immedesimarsi in storie che, lette su carta, potrebbero sembrare ai più mere e tragiche vicende che però grazie alle rappresentazioni prendono vita. Credo che il teatro e in particolare l’audiovisivo possano essere veicolo di importanti messaggi sociali, e dare un po’ di giustizia e risonanza a eventi che non saranno mai raccontati abbastanza.
Ricapitolando: cinema, teatro, tanto studio a approfondimento. E ancora danza, scrittura. Ma la quasi diciottenne Federica oltre i tanti impegni e con un immenso bagaglio di sogni da realizzare, che ragazza è?
La quasi diciottenne Federica, al di là della sua passione per la recitazione e i sogni nel cassetto, è una ragazza curiosa, ambiziosa e determinata. Una giovane ragazza che ha voglia di scoprire e visitare il mondo, viaggiare e lasciarsi sorprendere e meravigliare anche dalle cose inaspettate ed apparentemente semplici. Sono innamorata dell’arte in tutte le sue forme e nel mio tempo libero cerco di migliorarmi ed esprimere le mie emozioni, ad esempio scrivendo soprattutto poesie e racconti o scene da interpretare, disegnando, suonando il pianoforte.
ph e gallery per gentile concessione dell’intervistata, sono di Alfonso Romano, Marcello Merenda e Pepe Russo