Sicilia, isola bella: la vacanza che crea dipendenza

Colori, sapori ed emozioni di una regione unica. Mare, monti e cultura nella settimana del ferragosto

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Un anno fa vi raccontammo della Sardegna e delle sue meraviglie. Oggi invece, di ritorno da una infuocata settimana di ferragosto nell’isola più grande del Mediterraneo, siamo qui per parlarvi della Sicilia. Terra di miti e leggende, di storia e di arte, di antiche tradizioni e di vini d’eccellenza. Questa nostra vacanza va vissuta con il nostro pubblico, con l’intento di mettere in guardia chi abbia intenzione di starci per più giorni dall’enorme ed incontrollabile potere che questa regione ha nel creare una sorta di (positiva) dipendenza. 

Non è mai facile lasciare la Sicilia per tornare alla vita di tutti i giorni. L’itinerario da noi prescelto ha avuto come base la costa ionica, lato orientale della Trinacria. Lì dove il sole sorge di prima mattina, dall’orizzonte mare, per baciare le rocce laviche dell’area circostante l’Etna e le spiagge incantate dell’estremo sud tra ex colonie greche o fenice e poi domini arabi. La Magna Grecia e i segni del passaggio dei popoli mediterranei in età antica sono dovunque, da Naxos sua prima colonia ellenica nell’isola fino al tripudio d’arte e cultura racchiuso nella splendida Siracusa. Raccontiamo la nostra esperienza che ha avuto come base la bellissima Taormina. La perla ionica affacciata sulla baia di Giardini Naxos da un lato e sull’arenile immenso di Letojanni dall’altro. Spiagge che abbiamo visitato e che consigliamo a tutti – con un po’ d’attenzione in periodi di meduse – per la limpidezza delle acque e l’accoglienza e cordialità della gente del luogo.

Uno dei tanti motivi per i quali, appunto, diciamo a titolo informativo che la Sicilia crea dipendenza. Il clima di festa ed il calore degli abitanti avvolge da subito l’ospite, facendolo sentire a casa sua. La zona della riviera dei Ciclopi, poco più a sud di Taormina, cattura l’attenzione per i faraglioni di Polifemo legati alla leggenda del pastorello Aci, reo di essersi innamorato della ninfa Galatea di cui il ciclope era altrettanto invaghito. Dalla sabbia agli scogli, dunque, non certo senza aver prima visitato il bellissimo centro barocco di Acireale. Cittadina dove molto sentito è il carnevale, primo nell’isola e terzo d’Italia, posta in alto e poco distante dalle località balneari di Aci Castello ed Aci Trezza.

Per gli amanti del barocco siciliano è d’obbligo una visita a Siracusa, col suo duomo di Ortigia e le chiese in parte rassomiglianti al barocco catanese, come stile ma non nel colore. Domina il bianco nella variante siracusana, colonia greca, mentre il nero della pietra etnea è principale elemento in chiese e palazzi di Catania – colonia fenicia. Un tuffo al mare è sempre possibile, questo è stato almeno il tratto distintivo della vacanza appena trascorsa nella Sicilia orientale. Dalla spiaggia alla gita culturale è un passo, mezza giornata piacevolmente intervallata da un buon pranzo a base di arancini locali. Una poesia per il palato, al ripieno di riso ovviamente con ragù oppure in bianco con spinaci, funghi o altri gusti. Idem per la granita, nulla a che vedere col solito ghiaccio granulare cui si è abituati nel resto d’Italia. La granita per i siciliani è quasi una religione, un momento di pausa che va dalla colazione con brioche all’aperitivo. I gusti riprendono le maggiori maestranze della terra sicula, dalla mandorla al pistacchio di Bronte, dal caffè al fico d’India alla ottima pesca bianca ‘tabacchiera’ delle pendici dell’Etna.

A proposito di gite ed escursioni, non perdetevi il tour del vulcano più alto d’Europa ma considerato dai siciliani come ‘Iddu’ (lui) – gigante buono di oltre 3.000 metri ed in continua attività effusiva. Nuvole e fumo avvolgono spesso la cima, visibile nella sua maestosità anche dal meraviglioso palcoscenico del teatro greco di Taormina. Lo struscio serale nella cittadina è un classico modo per passare la serata di ferragosto, tra un cannolo e un drink in piazza del duomo o un affaccio sulla baia illuminata di Naxos. Anche il lungomare di Giardini è un pullulare di vita e locali aperti fino a tarda sera. Lo scenario della mattina del 15 agosto, dopo bagordi notturni e bagni al mare, è quello di una tendopoli di giovani che hanno scelto di passare in spiaggia la notte di ferragosto.

Nei dintorni dell’Etna e della riviera di Naxos è racchiuso un po’ il meglio della zona est, dalla città d’arte alla gastronomia. Vini ottimi quelli prodotti alle pendici del vulcano, rosso e bianco e perfino aromatizzato alla mandorla, nel caso del dolce vino alle mandorle prodotto a Castelmola. Il piccolissimo comune arroccato sul cucuzzolo di roccia che domina Taormina è una terrazza sull’intera costa, da cui in giorni di cielo nitido si ammira fino alla Calabria. Nei paraggi di Taormina potete trovare anche ricordi del grande cinema, con Savoca e Forza d’Agrò come borghi dove venne girato il celebre film Il Padrino con Marlon Brando, presente peraltro su gadget e magliette venduti in ogni negozio di souvenir.

In Sicilia meglio l’auto, molti dicono così. Smentiamo ciò a favore di un eccellente sistema di trasporti pubblici lungo la costa est collegano Messina a Catania e fin giù anche l’estrema punta di Portopalo e Marzamemi. Quest’ultima è meta della nostra giornata post ferragostana, lontano dallo charme e dal glamour della vip Taormina e immersi nell’anima della Sicilia peschereccia. Ferma nel tempo, come frazione di Pachino e non lontana da Noto capitale del barocco siciliano, Marzamemi è un gioiellino di architettura marinara con piccole case di pescatori riadattate a ristorante, dove si cucinano pesci e ricette legate alla tradizione marinara del borgo con la più antica tonnara siciliana risalente al ‘600. Inutile dire che il tonno e lo sgombro vanno provati una volta finito il bagno, nella piazzetta principale di Marzamemi. Il bus turistico è la soluzione che ha permesso a molti di spostarsi anche all’interno del comprensorio di Taormina, mentre i treni FS collegano molto bene la città di Messina con Catania e Siracusa.

Il ferro è anche un’insolita via per salire sull’Etna, attraversando paesaggi cangianti dalla fitta vegetazione alla distesa nera di pietra lavica e fichi d’india in poco tempo. Meglio se accompagnati da guide esperte nel caso di una visita ai crateri da vicino, oppure rilassatevi e godetevi un viaggio a bordo della Circumetnea. La ferrovia a scartamento ridotto che circonda il vulcano da Riposto a Catania, salendo dal versante nord fino alla città dell’elefante a sud, è un’opera tuttora utile a chi abbia voglia di sostare in uno dei borghi d’arte e gastronomia alle pendici dell’Etna. Abbiamo scelto Randazzo, patria della più bella arte gotica della zona e della rinomata pasticceria Musumeci, in piazza duomo. Pietra nera etnea alternata a guglie ed arcate acute con finestre bifore, imponente e slanciato con il suo campanile. Il duomo di Randazzo non è l’unica chiesa ad avere tali colori e stili, ma fa da cornice ideale ad una gita in montagna per respirare aria buona ed a poca distanza dalla sciara del fuoco. Anche qui è da provare la cucina locale, apprezzata da noi nel nostro pranzo da San Giorgio e il drago, ristorante posto accanto ad un ex convento ormai in rovina e sede della Vara, rito religioso che in agosto vede la sera radunarsi l’intera città attorno alla sua chiesa.

Oltre a treni e autobus, Taormina ha aggiunto una nuovissima forma di funivia che permette a tutti di raggiungere la città alta dalla incantevole baia di Isola bella (foto copertina) in località Mazzarò. Utile e soprattutto efficiente, in estate in funzione fino all’una di notte.

A rivederci Sicilia! Non sarà facile superare questa dipendenza una volta tornati a casa…

 

 

 

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