L’uva di Sabato fa parte di un vitigno autoctono della costiera sorrentina e dei Monti Lattari, sottozona della doc Penisola Sorrentina, denominata anticamente del vino “Surrentinum”. Un tipo di uva dall’acino tondeggiante, dal grappolo a forma gradevole per la vista ed altrettanto nel colore, di un blu acceso quasi violetto. Era il vino dell’Imperatore Tiberio, dei pochi ancora scoperti nell’allora Campania Felix romana assieme al più celebre e decantato Falernum di Orazio e di Cicerone. Proprio agli antichi romani si fa risalire l’origine del nome, per la sua maturazione tardiva – cosiddetta del sesto giorno, quindi del sabato – almeno secondo la versione più diffusa alla quale però non tutti credono.
LA CONFERENZA DEL 19 GIUGNO SCORSO A VICO EQUENSE
E’ ufficialmente partito il progetto ANSENUM (acronimo di “Antichi Semi Nuovi Mercati”), un’iniziativa che ha come obiettivo principale la riduzione dell’impatto ambientale attraverso il recupero dei vecchi ecotipi. Il progetto è stato condiviso dall’Associazione Turistica “Pro Loco di Vico Equense” (ente capofila), dall’Istituto Controllo Qualità NHACCP (Nutrient & Hazard Analysis of Critical Control Point, strumento che misura l’impatto degli alimenti sulla salute), dal Parco Regionale dei Monti Lattari (che abbraccia l’intera penisola sorrentino‐amalfitana), da altri enti locali, dal prof. Antonino De Nicola della Società dei Naturalisti in Napoli, dall’A.N.P.A.N.A. O.E.P.A. (Associazione Nazionale Protezione Ambiente Natura Animali – Organizzazione Europea Protezionista Animali-Ambiente), dalla Regione Campania e dal Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II. Decine le aziende campane partner dell’iniziativa oggi impegnate nel recupero di antiche coltivazioni e dei terreni ove queste venivano effettuate al fine di ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura.
“Ritengo che la partecipazione al progetto ANSENUM sia stata decisamente positiva per le aziende partner – spiega Donato Aiello, presidente dell’Ente capofila -. Il settore agricolo oggi è attento e sensibile ai temi della sostenibilità, perciò attraverso diverse iniziative (come incontri pubblici, pagine informative sui social, articoli divulgativi, etc.) cercheremo di coinvolgere altre aziende nel partenariato e di sensibilizzare la popolazione”. La prima di queste iniziative si è tenuta il 19 giugno presso la Sala delle Colonne della SS. Trinità di Vico Equense. “Alla scoperta dei prodotti del più bell’orto d’Europa: l’uva di Sabato” questo il titolo dell’evento che è stato animato dagli interventi della Prof.ssa Angelita Gambuti (Coordinatrice del corso di laurea in Viticoltura ed Enologia presso il Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II) che ha illustrato le potenzialità enologiche dell’uva di Sabato, e dal Prof. Francesco Caracciolo, (Docente di Marketing e Consumer Science presso il Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II) che ha esposto come le varietà locali possono diventare uno strumento di marketing territoriale ed emozionale. Infine il Presidente della Pro Loco di Vico Equense, Donato Aiello, ha annunciato l’avvio dell’iter che porterà l’uva di Sabato ad essere riconosciuta come una De. C.O. (Denominazione Comunale di origine).
ANSENUM è stato finanziato con i fondi psr Regione Campania 2014-2020 (tipologia d’intervento 16.5.1 “Azioni congiunte per la mitigazione dei cambiamenti climatici e l’adattamento ad essi e per pratiche ambientali in corso”).
PROGETTO ANSENUM
AGRICOLTURA DI QUALITA’, RIVALUTAZIONE DEI TERRENI MAGINALI E RIATTIVAZIONE DELLE COMUNITA’ LOCALI
E’ un progetto che ha come obiettivo finale la riduzione dell’impatto ambientale nel settore agricolo attraverso la promozione di un’agricoltura che abbia come scopo principale le produzioni di qualità e non di quantità. L’opportunità è data dal fatto che oramai la popolazione è disposta a pagare prezzi elevati per acquistare prodotti alimentari di qualità, ovvero sani, genuini, che siano espressione della tipicità “made in Italy”.
Puntare su un’agricoltura volta ad ottenere prodotti di qualità ha un duplice effetto. Primo: agricoltura di qualità significa utilizzare metodi naturali e non quelli dell’agricoltura convenzionale intensiva, con ovvia riduzione dell’impatto ambientale. Ma soprattutto un’agricoltura di qualità può essere perseguita (a differenza di quella di quantità intensiva) anche in luoghi che sono morfologicamente disagiati e su ridotte estensioni di terra in cui non è sostenibile un’agricoltura estensiva. L’obbiettivo intermedio del progetto quindi è riportare la produzione agricola su terreni oggi considerati marginali e tenuti in uno stato di semi abbandono o addirittura di abbandono con impatti ambientali tremendi.
Basare l’agricoltura sulla gestione e rigenerazione dei terreni fertili e sull’utilizzo di genotipi autoctoni spezzerà il circolo vizioso avviato dalla rivoluzione verde (dipendenza dai concimi di sintesi e dai fitofarmaci) e avrà una ricaduta positiva sull’ambiente. Allo stesso tempo le tecniche di coltivazione utilizzate dovranno essere mutuate dalla cultura contadina delle vecchie generazioni, innescando meccanismi di riattivazione di comunità locali.
I VECCHI ECOTIPI COME FATTORI DI SVILUPPO ECONOMICO
Saranno stati i grandi vulcani (la Campania conta ben quattro centri vulcanici: Roccamonfina, Campi Flegrei, Ischia e il Vesuvio) a conferire alla terra la straordinaria fertilità, oppure sarà il clima mediterraneo o l’eterogenea distribuzione di territori pianeggianti, montuosi e collinari: forse è per l’insieme di queste caratteristiche che la Campania ha sempre presentato una spiccata vocazione per l’orticoltura. Per quantità prodotte, la Campania detiene il primato della produzione orticola nazionale, ma è soprattutto in nome della qualità che il “più bell’orto d’Europa” oggi rivendica l’importanza della “tipicità”, che rappresenta il vero valore.
Il problema che il presente progetto intende affrontare è dato dal fatto che i contadini non utilizzano più vecchi ecotipi benchè la Campania ne sia tra i maggiori detentori. Il vastissimo patrimonio di prodotti, di sapori e di colori che caratterizza l’agricoltura campana, ne rappresenta anche la sua principale ricchezza. Tocca a noi non solo custodirlo ma anche utilizzarlo come fattore essenziale di sviluppo economico.
Puntare sulla rintracciabilità, sulla qualità e sulla tutela del prodotto “tipico”, significa garantire il mantenimento della biodiversità e del patrimonio gastronomico regionale, oltre che offrire all’economia locale una concreta occasione di rilancio.
Il territorio oggetto dell’intervento è il Parco dei Monti Lattari: attraverso un modello virtuoso appetibile per tutto il settore si tenterà il recupero e la valorizzazione delle produzioni tipiche e di pregio, quasi completamente scomparse perché sostituite con ibridi di elevata capacità produttiva, ma scarsamente caratterizzati da pari qualità organolettiche. Probabilmente, quando si dice che i sapori non sono più quelli di una volta si dice il vero: ma non è così per i prodotti tipici che saranno oggetto delle attività del progetto ANSENUM come il pomodoro “fiaschello”, il latte vaccino e l’uva “di Sabato”. Appunto intorno a quest’ultima si è snodato in buona parte il dibattito di Vico Equense per la presentazione del progetto. Con il contributo di agricoltori, produttori di vino e di tipicità costiere legate alle uve Sabato, evidenziamo un parere spassionato – che arriva appunto da uno dei principali produttori di Sabato della zona. “E’ un’uva difficile, bellissima… ma è a mio parere un vinaccio!” così il dott. Fulvio Alifano nel corso della presentazione del progetto, per sottolineare le difficoltà nel gestire un vitigno non facile per produrre un vino in purezza. L’ultima loro versione, difatti, consiste in un blend di Sabato 30% con Pinot noir e piccola parte di Montepulciano (foto in basso). L’assaggio di fine dibattito ne ha dato la conferma: morbido e non troppo alto come gradazione (12,5%), ben bilanciato.
Dalla voce di chi il vino lo fa, lo coltiva nella sua terra, nell’antica grancia benedettina posta tra il convento di San Francesco e la frazione San Salvatore (a Vico Equense) oggi appartenente all’azienda vinicola Abbazia di Crapolla arriviamo a capire il perchè delle difficoltà di produrre una buona bottiglia di vino Sabato, rosso, pur se miscelato con altre tipologie. Questione di disciplinare, di varietà e di conoscenza del terreno, per un’uva solitamente coltivata su alti pergolati ed oggi da alcuni – fra cui l’azienda in questione, su vigna a spalliera. Si punta in ogni caso al riconoscimento della denominazione, traguardo arduo ma possibile, con l’impegno di tutti gli stakeholders coinvolti. Prossimo obiettivo, dunque, è il riconoscimento della De. C.O. (Denominazione Comunale di origine).
Un modo per tentare almeno di avvicinare l’altra sponda della costiera, quella amalfitana, vicina ma rivale, che tanto bene ha lavorato da arrivare negli anni al riconoscimento di una vera Doc nel campo enologico, legata appunto alle varietà e sottozone del Costa d’Amalfi.