L’Abruzzo nel calice: dal mare di Cala Lenta e dei ‘trabocchi’ al wine tour d’altura

Consigli per l'estate fra mare e vino. Dall'evento biennale della Costa dei Trabocchi alla scoperta dell'entroterra fra storia e cultura

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CALA LENTA 2017. Il meglio dei vini abruzzesi nei tre giorni Slow Food tra profumi e sapori della Costa dei Trabocchi

Promuovere e raccontare attraverso esperienze uniche le meraviglie paesaggistiche della Costa dei Trabocchi e, allo stesso tempo, valorizzare le specie ittiche dell’Adriatico con particolare attenzione al pesce azzurro e alla piccola pesca, quale esempio di sviluppo sostenibile e rispettoso dell’ambiente. È questa la sfida della nona edizione di “Cala Lenta, il grande evento itinerante, organizzato da Slow Food Lanciano con la compartecipazione della Camera di Commercio di Chieti, il contributo della DMC Sangro Aventino, nell’ambito di Open Day Summer progetto della Regione Abruzzo e il sostegno in qualità di sponsor Pastificio Cocco e Banca Popolare dell’Emilia Romagna, che ha animato la costa teatina da venerdì 2 a domenica 4 giugno scorsi.

Protagonisti di Cala Lenta ancora una volta i trabocchi, “la grande macchina pescatoria, simile allo scheletro colossale di un anfibio antidiluviano…” come li definì Gabriele D’Annunzio nel “Trionfo della morte”, straordinarie costruzioni da pesca che sfruttano elementari tecniche di incastri e contrappesi, da sempre capaci di resistere al mare. Ed è proprio dal caratteristico gesto del “traboccante” quando, in attesa dell’alba, scende lentamente le reti rilasciando le cime ripetendo un antico rituale della cultura marinara abruzzese, che prende il nome la manifestazione. Cala Lenta, appunto.

“Da un’intuizione del 2004, torna Cala Lenta, oggi alla nona edizione, un viaggio non solo attraverso la cultura gastronomica abruzzese ma uno strumento per raccontare storie, talenti e territorio di una Regione, l’Abruzzo che ha ancora tutto da scoprire – ha dichiarato il Segretario regionale di Slow Food Abruzzo, Raffaele Cavallo – Siamo partiti dai Trabocchi, proverbiale, storica e letteraria macchina da pesca, fonte di sostentamento per la micro economia di questi luoghi, fino agli anni ’60, oggi strumenti ideali per ripensare e rileggere in chiave moderna lo sviluppo sostenibile di questo tratto di costa Adriatica. L’invito –  ha aggiunto Raffaele Cavallo – è a prendere parte a questa manifestazione dal programma articolato e davvero per tutti, che ad ogni edizione registra un numero di presenze in crescita, soprattutto di turisti che arrivano fuori Regione” (cit. fonte ufficiale www.calalenta.com *).

San Vito Chietino (contrada Quercia dei Corvi) è il cuore della kermesse enogastronomica, con un piacevole e ben strutturato alternarsi di corsi di cucina con i ristoranti della costa per riconoscere e preparare il pesce. E’ qui che ci siamo soffermati, in particolare, lo scorso 2 giugno per apprezzare fra i vari stand di degustazione le migliori cantine abruzzesi – abbinando il tutto a prodotti del Mercato Slow Food. Fra un sorso e l’altro di vini locali, impossibile non fermarsi ad ammirare il panorama che spazia da Ortona a Vasto, in lontananza, ammirando in basso i trabocchi di Fossacesia e Rocca San Giovanni. Qui, inoltre, merita una visita la meravigliosa abbazia cistercense di San Giovanni in Venere, piena di storia e da cui si ammira un panorama mozzafiato su tutta la zona costiera e guardando alle spalle la Majella e le cime dell’Appennino abruzzese.

Trebbiano d’Abruzzo Doc

Ma torniamo al vino, protagonista del nostro wine tour. L’Abruzzo è una regione che si caratterizza per lo più per la gran varietà di vitigni a bacca bianca: dalla Cococciola, la Igt che ben si adatta alla cucina di mare nelle sue varianti Colline Teatine e Pescaresi; al Pecorino e la Passerina che dominano in purezza o nei vari blend Terre di Chieti Doc; non poteva mancare il Trebbiano d’Abruzzo, la doc forse più venduta e caratteristica della regione – tale da non doverne condividere nè contendere la derivazione autoctona con le vicine Marche (come avviene invece per Pecorino e Passerina – ndr).

Quanto al rosso, è ovviamente il Montepulciano d’Abruzzo Docg a dominare, potente e corposo nelle sue varie proposte fra le cantine presenti, talvolta anche ad una gradazione alcoolica tale da creare un po’ di sbandamento – dovuto anche al caldo di inizio giugno. Immancabile qualche assaggio del fresco e gradevole Cerasuolo, il rosato abruzzese per eccellenza, ideale con piatti di carne bianca, volendo anche con gli arrosticini tipici (foto) o con il brodetto – a seconda se macchiato o meno con pomodoro – nelle sue varie interpretazioni adriatiche (dalla vastese alla pescarese fin giù a Termoli o in su verso le Marche). E’ stata appunto la bellissima Vasto – fra il porto e la zona di Punta Penna – a vedere quale protagonista l’iniziativa che esalta uno dei piatti identitari della costa teatina, il brodetto di pesce, con la rassegna enogastronomica “Brodetto e Contorni”.

I tradizionali arrosticini di pecora con patate ed un freschissimo vino rosato, Cerasuolo

Di alcuni, fra i vini degustati, ne abbiamo portato a casa qualche bel souvenir in ricordo di questa meravigliosa tappa fra Cala Lenta ed aziende produttrici presenti nei dintorni.

Sempre all’interno del borgo teatino, ecco i Laboratori del Gusto, le degustazioni guidate su tematiche relative ai prodotti ittici del medio Adriatico curati da Ermanno Di Paolo, docente dell’Istituto Alberghiero “G. Marchitelli” di Villa Santa Maria e gli Itinerari del Gusto dedicati alle migliori produzioni agroalimentari della provincia di Chieti, come salumi, olio e formaggi, a cura della Scuola del Gusto Abruzzo.

“L’Abruzzo, oggi più di ieri, è una Regione che vanta splendidi paesaggi montani, rurali e, soprattutto costieri con chilometri di litorale ricchi di scenari diversi. Nella provincia di Chieti – ha spiegato il presidente della Camera di Commercio di Chieti Roberto Di Vincenzo – per quasi 65 km da Ortona a Vasto, possiamo ammirare la bellezza unica ed inimitabile della Costa dei Trabocchi. La manifestazione Cala Lenta, edizione dopo edizione rappresenta un volano per lo sviluppo di pesca, agricoltura e turismo, ma anche un modo per raccontare un territorio straordinario e ancora poco conosciuto attraverso le migliori produzioni agroalimentari che l’Abruzzo è in grado di esprimere” (cit. fonte ufficiale www.calalenta.com *).

Abruzzo: qualche cenno storico, sullo sfondo dell’evento clou di inizio estate

Situata in posizione invidiabile, protetta dai monti dell’Appennino a ovest, esposta ai venti freddi dei Balcani ad est durante la stagione invernale, l’Abruzzo è una terra che conserva gelosamente le proprie tradizioni. Fino alle guerre d’indipendenza fu parte integrante del dominio borbonico con il Regno delle Sue Sicilie, dipendendo dunque dal re di Napoli.

Con l’assedio di Civitella del Tronto (nel marzo 1861) ne fu uno degli ultimi baluardi, quando le truppe piemontesi discesero a sud per completare l’Unità d’Italia. Eppure l’Abruzzo è una regione che di meridionale ha ben poco, se non quell’atmosfera di vacanza che si respira lungo le sue coste fin dai mesi primaverili.

Il clima mite e ventilato della costa adriatica ne rende piacevole il soggiorno quando altrove l’estate diventa torrida e insopportabile. Ogni località balneare della riviera a nord o a sud di Pescara – città principale del litorale – offre strutture e servizi che permettono agli abruzzesi di non aver nulla da invidiare alle forse più rinomate e caotiche riviere ligure e romagnola. Un ottimo rapporto qualità prezzo, essendo le strutture ricettive più o meno tutte dotate di comfort e servizi spiaggia che mettono il turista a diretto contatto con il mare, per lo più con trattamento di mezza pensione e spesso fornite di menu a base di cucina tipica della regione. 

Quando un viaggiatore sceglie l’Abruzzo lo fa certamente con l’intento di concedersi una vacanza di relax, lontano dalle perdizioni e dalla confusione che impera in altre zone della penisola italica. Il divertimento non manca, ma oltre al mare l’Abruzzo è famoso per le sue montagne e per le ottime opportunità offerte agli amanti dello sport e della buona cucina casereccia.

Un territorio dominato nella parte interna dai due massicci montuosi principali, il Gran Sasso d’Italia e la Maiella, con intorno una miriade di collinette dove sorgono deliziosi borghi e paesi che conservano intatta l’essenza di una volta. Punti panoramici dove è possibile ammirare nelle giornate più limpide le bellezze di un’intera regione, con le due cime maggiori alle spalle e il mare dalla parte opposta.

Mare, monti ma soprattutto cultura, essendo l’Abruzzo la patria di uno dei principali poeti italiani del Novecento, Gabriele D’Annunzio. Un tour di cinque giorni nella regione adriatica che fa da cerniera fra nord e sud d’Italia deve per forza passare dalla Pescara del grande vate autore de “La pioggia nel pineto”. I pini irti e scagliosi, come recitava appunto in versi il D’Annunzio, rappresentano un po’ la costante del litorale abruzzese, specialmente da Pescara in su. La spiaggia, la pineta e la pista ciclabile sono quasi sempre parallele, una striscia continua tra un paese e l’altro che consente agli amanti della bici lunghe passeggiate all’aria aperta percorrendo tratti di pista immersi nella natura e con la brezza marina sul viso.

Non è facile per nessuno riuscirne ad apprezzare interamente il grande patrimonio artistico e culturale, specialmente in città capoluogo come L’Aquila, ancora alle prese con la ricostruzione dopo il terribile terremoto che colpì la città nel 2009. Una buona parte d’Abruzzo porta ancora addosso i segni di quella tragedia, costata tantissimo in termini sia di vite umane che di beni culturali andati distrutti.

Le quattro province abruzzesi, per il resto, hanno dentro di sé qualcosa di unico che le rende speciali e che stupisce il turista che si trovi a visitarne il centro storico. Simili fra loro Chieti e Teramo, arroccate sulla loro collinetta; più staccata e ancora sotto choc dopo il sisma, L’Aquila; incredibilmente viva e pulsante, ma ordinata e piuttosto placida nel ritmo di vita, è la Pescara post dannunziana, che alterna benissimo antico e moderno fra centro storico e lungomare. Dai centri principali della regione alle più recondite colline dell’entroterra, gli itinerari e le gite proponibili sarebbero innumerevoli. La zona meridionale della regione, compresa fra le province di Chieti e Pescara, comprende in buona parte l’area della val di Sangro, fino alle alture della Maiella ed alle località sciistiche di Roccaraso, Pescasseroli, Scanno e del Parco nazionale d’Abruzzo, celebre per la protezione di specie animali in via d’estinzione come il lupo grigio e l’orso bruno marsicano.

Per gli amanti dello shopping e dello struscio è consigliabile una visita alle cittadine di Lanciano e Ortona, lungo la costa sud. Le une arroccate su dei promontori a picco sul mare, le altre direttamente sulla spiaggia sabbiosa bagnata dal mar Adriatico, le località abruzzesi della riviera hanno quasi sempre una natura policentrica. La parte storica in alto e il lido con costruzioni moderne ed alberghi al di sotto della collina. Così è anche proseguendo verso nord, attraversando le cittadine costiere di Roseto degli Abruzzi, Pineto e Giulianova.

Dalla costa dei trabocchi all’entroterra teatino: Chieti, Pescara, San Vito e Castelfrentano 

Chieti e Pescara sono due città molto diverse, ma in costante contatto grazie ad un efficiente rete di trasporti pubblici su ferro. Hanno inoltre in comune il principale ateneo d’Abruzzo, l’Università “Gabriele D’Annunzio” con sedi in entrambe le città. L’antica Theate, da cui il nome degli abitanti detti teatini, è una città arroccata su una collina di 330 metri sul livello del mare e compresa tra i fiumi Alento e Pescara, alle cui pendici sorge l’odierna Chieti. In parte moderna e in parte antica, la bellezza di Chieti è rappresentata per lo più dal suo centro storico in cui sorgono la prestigiosa università, i giardini della villa comunale nonché molti terreni e palazzi di proprietà della Santa Sede e, infine, la cattedrale di San Giustino. Semplice all’esterno, in stile neoclassico-barocco all’interno, con i marmi delle navate restaurati di recente, la cattedrale teatina è la principale fra le chiese esistenti nella città alta. Il suo campanile domina la vista dalla collina definita “la terrazza d’Abruzzo” per la sua posizione strategica. Da qui è infatti visibile sia il Gran Sasso, a nord, che la Maiella, volgendo lo sguardo a sud.

Un esempio di brodetto con calamari e pescato del giorno. Tipica pietanza della costa adriatica

Spostandosi verso la costa ecco Pescara, la città portuale più importante del litorale abruzzese seguita da Ortona, Vasto e Giulianova. Attualmente sospesa dai collegamenti navali per la Croazia, per la bassa profondità del suo fondale, a Pescara la portualità turistica ha oggi il suo perno nella zona del porto-canale. E’ nella zona adiacente il porto turistico costruito nel bacino artificiale del canale che sorgono alcuni dei locali tipici della città, dove è possibile gustare alcune delle prelibatezze di pesce tipiche della costa pescarese. Dal baccalà ai frutti di mare, dagli scampi insaporiti con olio e prezzemolo ai tipici “calamari alla francavillese” (dalla località balneare di Francavilla al mare, poco fuori Pescara). Il lungomare è sicuramente la zona fiore all’occhiello del capoluogo abruzzese, con una delle piste ciclabili più lunghe dell’Adriatico che costeggia la villa e i palmeti immediatamente prospicienti i lidi. Una piacevole passeggiata per il centro pescarese ha il suo naturale completamento in piazza della Rinascita, cuore pulsante della Pescara moderna nonché salotto buono della città con i suoi bar e negozi delle migliori griffe, per gli amanti dello shopping. Il porto-canale separa nettamente le due zone della città, quella turistica e quella mercantile-portuale. Nel cuore della città antica, pochi metri più in là del porto-canale, sorge invece il centro storico che ha in via Garibaldi il suo asse portante. Cinta all’interno delle mura della vecchia fortezza spagnola, è nell’antica Piscaria che si trova la casa natia del grande poeta Gabriele D’Annunzio. All’interno della struttura, restaurata negli anni ’30 del secolo scorso ed oggi patrimonio culturale dello Stato, sorge un vero e proprio museo legato alla vita ed alle avventure del vate. L’autore de “La pioggia nel pineto” – ispirata proprio alla pineta d’Avalos della sua stessa città – soggiornò in questa casa con la famiglia negli anni della sua giovinezza, facendovi ritorno fra un’impresa e l’altra. Tutto quanto non sia esposto nell’altro museo dannunziano, il Vittoriale di Gardone Riviera, è custodito nella casa di Pescara. Il cortile d’ingresso conduce al piano superiore dell’abitazione, dove è allestita una mostra permanente dei cimeli e dei trofei di guerra di D’Annunzio, compresa l’attrezzatura adoperata durante l’impresa di Fiume del 1919.

Nelle vie del centro storico, ai margini con la zona nuova, ecco la cattedrale di San Cetteo. La chiesa del santo patrono, in stile romanico e pietra bianca tipica del litorale adriatico, custodisce al proprio interno un prezioso ritratto di San Francesco d’Assisi attribuito al Guercino, risalente al ‘600. Non è certamente l’unica chiesa presente nel centro antico di Pescara, dove è possibile ammirare le chiese dello Spirito Santo e di Sant’Andrea Apostolo in stile moderno. Da non perdere la basilica neoclassica dedicata alla Madonna dei sette dolori, con battistero in stile barocco al suo interno. Il Palazzo del governo, dalla parte opposta della piazza di San Cetteo, ospita la biblioteca in cui sono conservate numerose collezioni di opere dannunziane nonché altri manoscritti del ‘400. Anche nel centro storico è possibile sostare gustando alcuni dei piatti tipici di Pescara, a base di pesce. Ma non mancano i ristoranti a menu turistico o adatti agli amanti della buona carne, con bracerie aperte anche a pranzo a pochi passi da casa D’Annunzio.

A sud di Pescara, ecco la multiforme e frastagliata riviera dei Trabocchi. Inconsuete costruzioni su palafitte di legno, attaccate agli scogli e immerse nelle acque cristalline di punta Cavalluccio, punta Aderci e Rocca San Giovanni, erano citate persino dal vate D’Annunzio nel romanzo ‘Il trionfo della morte’. Il poeta pescarese era solito percorrere a piedi la costa da Ortona a San Vito Chietino, dove oggi sorge il cuore di una manifestazione che ogni due anni anima i trabocchi e le cittadine interne del litorale frentano.

Da Vasto, antichissima roccaforte borbonica dominata dallo splendido Palazzo d’Avalos circondato dalla passeggiata panoramica che culmina nella Loggia degli Albinghi, con il simbolo del faro di Punta Penna (il porto di Vasto), si raggiunge comodamente il cuore della costa dei trabocchi. “La macchina che pareva vivere d’armonia propria, avere un’aria ed un’effige di corpo d’anima…” così in prosa Gabriele D’Annunzio raccontava nei primi del ‘900 le strane costruzioni oggi adibite più che alla pesca a veri e propri ristoranti sul mare.

Entrando verso la val di Sangro arriviamo a Castelfrentano, patria del ‘bocconotto’ – dolce tipico abruzzese ripieno di cioccolato o crema al caffè ed avvolto da una morbidissima pasta di mandorla e ricoperto di zucchero a velo.

Il nord : Teramo e la val Vibrata, Campli, Colonnella e Civitella del Tronto

A nord della costa pescarese ecco la provincia di Teramo. Capoluogo d’origine di moltissime famiglie nobili abruzzesi, le quali amavano ritirarsi per le loro vacanze nelle loro case al mare fra Giulianova e Tortoreto Lido, Teramo vanta radici antichissime nei secoli. Il primo nome della città deriva dai Fenici, che la battezzarono Petrut. Sotto il dominio di Roma eccone quindi la latinizzazione Praetutium, che sta a significare letteralmente “territorio protetto dalla acque” vista la sua posizione tra i fiumi Vezzola e Tordino. Alle pendici del massiccio del Gran Sasso, nel parco dei Monti della Laga a confine con le Marche, Teramo è oggi una città rinomata per il suo polo universitario e per le sue tradizioni legate al periodo signorile. Nel ‘300 entrò difatti nel dominio del Ducato di Atri, sotto la famiglia nobile degli Acquaviva. La piazza centrale, dove sorge il Duomo, è il luogo abituale di ritrovo dei teramani. Nei caffè in vecchio stile che si affacciano sulla piazza Martiri della libertà trascorre la quotidianità di una cittadina, oggi provincia, che non ha perso praticamente nulla delle sue antiche origini. Entro la cinta muraria che fortificava la città nel Medioevo sorgono il monumentale borgo medievale – detto anche Castello Della Monica, le chiese in stile gotico, il Palazzo Vescovile e le principali attrazioni turistiche del capoluogo. Il Duomo, ovvero la Basilica di Santa Maria Assunta, è una costruzione risalente all’epoca del Ducato d’Atri (XII secolo) e realizzata con uno stile che è un misto di gotico e romanico. Nel mezzo della piazza sono visibili dei resti risalenti alla dominazione degli Acquaviva ed al precedente periodo imperiale romano. Teramo non è soltanto un misto di stili ed epoche, poiché buona parte degli edifici storici della città sono oggi divenuti la sede di importanti uffici e biblioteche aperte al pubblico. Fra i palazzi di stile settecentesco vi è ad esempio Palazzo Delfico, nella centralissima corso San Giorgio, in cui è oggi attiva la Biblioteca provinciale ed appartenente ad una delle storiche famiglie nobili di Teramo. Lo stesso per la Prefettura e gli altri uffici pubblici della città, che sorgono all’interno degli antichi edifici del Settecento posseduti dai nobili locali d’un tempo. L’altro centro della vita cittadina è l’antica piazza del mercato, oggi piazza Orsini, con le sue fontane artistiche e spesso sede di fiere cittadine nel mezzo del centro antico. Pur se ubicata sulle alture, Teramo è facilmente raggiungibile sia dalla costa adriatica partendo da Giulianova o Tortoreto, tramite il raccordo autostradale che confluisce nella A14, sia dalla Capitale Roma percorrendo la A25 Roma-L’Aquila-Teramo.

Risalendo la costa verso Pineto, attraversando il moderno e caratteristico centro di Roseto degli Abruzzi, è possibile raggiungere uno dei borghi antichi che forse è da considerarsi la perla del teramano, Atri. Il centro della Signoria dei duchi d’Acquaviva nel ‘300 è oggi un paese apparentemente addormentato nella sua storia secolare, durante il giorno, ma vivo e popolato durante le sere di primavera ed estate. Nella centralissima piazza Duomo sorgono la cattedrale di Santa Maria Assunta e la chiesa di Santa Reparata. Il teatrino di corte in stile Scala di Milano domina invece l’altro lato della piazza centrale. Questo è il regno dei caffè all’aria aperta, dove la vita scorre tranquilla durante tutto l’anno, con punte di turismo e di villeggianti che affollano le vie del centro durante la bella stagione. Percorrendo le vie del centro storico di Atri si sente immediatamente quella atmosfera tipica dei paesini abruzzesi rurali.

Arroccata com’è sul suo colle, la cittadina è un vero e proprio borgo medievale gioiello dell’architettura del tempo, con i suoi piccoli porticati, i balconcini fioriti e le arcate basse che pullulano nei viottoli in salita. Le stradine di Atri si intersecano fra piazza Duomo e piazza Duchi d’Acquaviva, dove sorge il palazzo ducale che oggi ospita il Comune di Atri. Le viuzze del centro offrono scorci interessanti e punti panoramici dai quali è possibile ammirare l’intera vallata sottostante il massiccio del Gran Sasso, fino alla riviera adriatica.

Un calice di Cococciola, come apericena

Il borgo medievale è costruito interamente attorno alla dimora degli antichi padroni di Atri, ma attualmente è un continuo mescolarsi di sapori e odori legati alla tradizione enogastronomica locale. Il prodotto per eccellenza della zona è la liquirizia, che viene venduta nei negozi sia come stecche o formato caramella sia come liquore in bottiglia. Un prodotto indubbiamente genuino, da portare a casa dopo aver fatto tappa nel piccolo centro del teramano. Le radici risalenti al ‘200 sono un po’ ovunque, a partire dalla visita alla cattedrale di Santa Maria Assunta – ovvero il Duomo di Atri – fino alle più piccole chiesine di passaggio che si incontrano durante la passeggiata per i vicoli, come quelle di San Francesco d’Assisi e di San Nicola. Alle spalle del Duomo, appena dopo l’ingresso dalla porta principale di accesso alla città, sorge il chiostro di Santa Reparata, con dentro il museo annesso alla cattedrale e sede un tempo delle cisterne romane.

Il Teatro Comunale, eretto in onore dei duchi d’Acquaviva sul modello della Scala di Milano e del Teatro San Carlo di Napoli, domina la piazza con la sua facciata imponente. Gli interni non sono altro che una caratteristica riproduzione in miniatura dei più grandi teatri dell’opera di Milano e Napoli, dove i palchetti ornati con fregi dorati in alto e la platea con sedili rossi ricordano moltissimo lo stile adoperato per i grandi regnanti spagnoli. In onore dei duchi, ovviamente, le numerose iscrizioni sulle lapidi e monumenti vari oltre che nelle insegne adoperate da alcuni ristoratori del posto.

Le trattorie tipiche sono il regno della cucina casereccia abruzzese, dove è possibile gustare primi piatti di pasta come la chitarra alla teramana (spaghetti con polpette) o le pappardelle in salsa di papera, tipiche della tradizione culinaria teramana. Altro elemento cardine della cucina locale è la carne di pecora, servita nella varie bracerie attive nel centro di Atri sotto forma dei cosiddetti “arrosticini” – spiedini cotti alla brace e poi serviti in caratteristiche brocche di terracotta.

Gli arrosticini di pecora rappresentano insieme alle salsicce di Atri i due secondi piatti più ambiti nella zona. Piatti di carne che si sposano perfettamente con il celebre Montepulciano d’Abruzzo, un vino rosso corposo e intenso che spesso viene servito anche accanto a pietanze a base di formaggio pecorino o fritto. Dolce tipico di Atri è il Pandolce, una specie di panettone secco e ripieno di canditi che richiama in parte il panforte senese. Una gita in collina da non perdere!

Oltre ai comuni capoluogo ed alle cittadine storiche come Atri, l’Abruzzo è terra di tanti piccoli centri, spesso meno pubblicizzati, capaci di regalare bei momenti al turista in cerca di pace e relax. L’area a nord di Giulianova, in provincia di Teramo, è nota come Val Vibrata dal nome del fiume che la attraversa scendendo dalle alture. Un territorio accogliente per i vacanzieri che spesso alloggiano lungo la costa in case private o alberghi, nei comuni di Tortoreto, Alba Adriatica e Martinsicuro. Piccoli centri di origini antiche, come ad esempio la Tortoreto alta e la marina omonima, nota in zona per la grande fontana con al centro la statua della Sirenetta e meta delle famiglie dell’alta borghesia di Teramo. Più giovani, ma ugualmente accoglienti, si presentano i due comuni di Alba Adriatica e Martinsicuro, dichiarati bandiera blu di recente per la qualità delle loro acque marine. Chiunque giunga da queste parti ha a disposizione diversi modi per trascorrere una piacevole vacanza, alternando al mare una tranquilla gita in collina o all’interno di uno dei tanti centri commerciali di cui la Val Vibrata è ricca. L’entroterra è infatti il regno degli outlet e degli ipermercati, ideale per gli amanti dello shopping e per una piacevole sosta a pranzo o a cena in una delle catene di ristoranti o fast food della zona. Le città dello shopping ed i cinema multisala sono una valida alternativa al mare, magari in periodi fuori stagione. Ma le colline della Val Vibrata offrono anche di meglio, per un buon caffè o un aperitivo in paese. Campli è uno dei primi centri di interesse turistico raggiungibili facilmente dalla costa, città d’arte che fonde perfettamente storia e religione divenendo unica nel suo genere. Dominio dei Farnese, nobile famiglia della zona, Campli è importante soprattutto per esser stata durante il Rinascimento crocevia di tanti artisti della scuola di Giotto, oltre che per il suo grande patrimonio architettonico medievale, per le chiese e gli edifici di culto presenti nel suo centro storico. Dalla cattedrale di Santa Maria in Platea alla chiesa di San Francesco, dalla Madonna della Misericordia alla quattrocentesca San Bernardino, fino alla chiesa di San Paolo, celebre per la sua “scala santa” percorsa in ginocchio da pellegrini e peccatori per l’espiazione delle colpe. Il borgo medievale racchiuso nelle antiche fortificazioni e dominato da torri campanarie è l’emblema della sua antica essenza.

Pochi chilometri più avanti sorge la cittadina di Colonnella. Posta non a caso su uno sfondo naturale caratterizzato dalle cime innevate del Gran Sasso, percorrendo la strada che conduce su al paese si ha quasi l’impressione di aver a che fare con uno scenario da presepe. E’ proprio la cultura presepiale a caratterizzare la manifestazione che ogni anno il 6 gennaio viene messa in scena con il presepe vivente, fra i vicoli del borgo arroccato sulla collinetta, a circa 300 metri sul livello del mare. Un viale alberato conduce alla lunga scalinata che attraversa da su a giù il borgo, per questa sua particolarità spesso teatro di concorsi di bellezza sul modello di Trinità de’ Monti a Roma. La rampa di scale, costellata di piccole botteghe, abitazioni in pietra e mattoncini tipici del posto, arriva fin su al piazzale dominato dalla chiesa principale di Colonnella, la cattedrale dei S.S. Giustina e Cipriano. Anch’essa parte del Ducato d’Atri, la città di Colonnella venne poi acquisita dai Borbone, crescendo negli ultimi decenni per il suo artigianato e come patria della fotografia. Le mostre d’arte fotografica sono infatti la costante della piccola cittadina abruzzese. La cattedrale ed il Municipio, con la sua Torre dell’orologio posta in cima alla rocca, risalgono entrambi all’Ottocento. Così come i suoi antichi palazzi adorni di terrazzi fioriti, soprattutto nella piazzetta Garibaldi dove sorge il monumento ai caduti del 1936 nella guerra d’Africa. Nelle pasticcerie del centro storico è possibile gustare il dolce tipico di Colonnella, una ottima crostata di frutta a base di mandorlato, magari accompagnata da un buon caffè. La frutta, nella bella stagione e preferibilmente durante i mesi di giugno e luglio, offre le meravigliose ciliege “ferrovia” tipiche della zona adriatica e di queste terre in particolare (foto).

Ultimo baluardo del Regno delle Due Sicilie, infine, è Civitella. Roccaforte strenuamente difesa dall’assedio sabaudo nel marzo 1861 e in nome del debole re di Napoli Franceschiello, gli abitanti di questo antichissimo borgo sono tuttora fieri dell’epica impresa dei loro antenati. Prima di chinare il capo, insieme alle altre due roccaforti borboniche di Messina e Gaeta, Civitella del Tronto rappresenta un simbolo di eroismo e resistenza per l’intera zona. A confine con le Marche, all’epoca parte dello Stato Pontificio, il paese è posto su di un’altura che le è valsa il paragone con un guerriero sospeso fra mare e monti. L’aria tersa e limpida ne avvolge la collina, specialmente durante le giornate invernali quando in lontananza sono visibili le cime del Gran Sasso ricoperte di neve.

La parte alta è dominata dalla Fortezza spagnola, posta al termine di una piacevole e panoramica camminata a piedi attraverso i viottoli e le antiche costruzioni. Oltre a quelli della dominazione spagnola, Civitella porta con sé anche i segni del dominio degli Angiò, nel Medioevo, di cui uno stemma è tuttora visibile all’interno del Palazzo del Capitano (XV secolo). Di valore inestimabile i reperti custoditi all’interno delle due chiese seicentesche poi restaurate, San Francesco e la Collegiata di San Lorenzo. Edifici ecclesiastici in stile barocco del ‘600 e con pianta a croce latina, le due chiese si incontrano una volta intrapreso il cammino indicato ai turisti attraverso l’antica cittadina. Un borgo costellato di lapidarie iscrizioni che rievocano i gloriosi giorni del marzo 1861, in cui gli abitanti difesero la rocca dall’assalto piemontese. Ribattezzata così “la sentinella del regno”, Civitella del Tronto fu anche luogo di culto e di ritiro per i frati francescani, di cui un monastero è tuttora presente all’interno del Convento di Santa Maria dei Lumi, appena fuori le mura. Una visita assolutamente da compiere, prima di lasciare questa affascinante e misteriosa terra d’Abruzzo in cui, certamente, non mancano le alternative al mare e alla montagna!

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