Tra mille incognite sta per prendere il via la 71esima edizione del Festival di Sanremo, era il 1951 quando prese il via nella “città dei fiori” ligure la più famosa kermesse canora nostrana. Un evento che negli anni ha portato alla ribalta migliaia di canzoni, alcune entrate direttamente nel libro d’oro della musica italiana, altre finite ben presto nel dimenticatoio. Potevamo esimerci dal selezionarvi 7 – ovviamente – brani tra i più belli ed importanti della storia del Festival? Possiamo dirvi che è stata durissima!!!
1 NEL BLU DIPINTO DI BLU (1958) – Domenico Modugno, Johnny Dorelli (testo di Franco Migliacci e Domenico Modugno, musica di Domenico Modugno) – “La” canzone della musica italiana, quella più eseguita, più conosciuta all’estero, più rivoluzionaria. “Volare” ruppe infatti con la tradizione musicale del Belpaese, grazie a un arrangiamento swing e un’esecuzione “urlata”. A Sanremo trionfò con l’interpretazione di Modugno (che entrò nell’olimpo degli artisti italiani), oltre a quella di un giovane Johnny Dorelli. Vendette 25 milioni di copie in tutto il mondo, consegnando alla storia di uno dei ritornelli più noti di sempre.
2 CIAO, AMORE, CIAO (1967) Luigi Tenco, Dalida– (testo e musica di Luigi Tenco) – La canzone è tristemente nota per essere indissolubilmente legata alla morte di Tenco, avvenuto a Sanremo il 27 gennaio 1967 dopo l’esclusione del brano stesso dalla finale del Festival classificandosi quintultimo (12ª su 16) ed eliminato dalla commissione di ripescaggio, composta da Gianni Ravera, Ugo Zatterin, Lino Procacci, Lello Bersani e Gianni delli Ponti che preferì La rivoluzione interpretata da Gianni Pettenati e Gene Pitney. Il corpo del cantautore fu trovato proprio da Dalida nella sua stanza d’albergo con a fianco un biglietto autografo in cui lo stesso Tenco si lamentò dell’eliminazione. La canzone è in parte una canzone d’amore e in parte una canzone di critica verso la società moderna. Il testo parla infatti di una persona che, stanca della vita di campagna e del lavoro nei campi (in cui – si dice – la sopravvivenza è esclusivamente legata alla variabilità delle condizioni atmosferiche), è decisa a partire per la città, per cercare nuove opportunità professionali ed inseguire nuovi sogni: per fare questo, però, deve lasciare la persona amata, che rimane nei luoghi d’origine. Nel “nuovo mondo”, però, la persona protagonista del brano sembra trovarsi un po’ “spaesata”, tanto da aver voglia di tornare sui propri passi, anche se mancano i soldi. Il disagio che avvolge il protagonista in questa sua nuova avventura è espresso, tra l’altro, in frasi molto significative come in un mondo di luci, sentirsi nessuno (seconda strofa del brano), frase questa che inoltre testimonia ancora una volta la celeberrima malinconia e il pessimismo caratteristico delle canzoni di Tenco.
3 PIAZZA GRANDE (1972) – Lucio Dalla (testo di Gianfranco Baldazzi e Sergio Bardotti, musica di Rosalino Cellamare e Lucio Dalla) – Bella canzone di Lucio Dalla che parla di un clochard che “abita” una piazza di Bologna e con orgoglio rivendica la sua vita alternativa. Con un andamento che ricorda il fado portoghese, fu scritta musicalmente assieme a Ron (Rosalino Cellamare). Si classificò solo ottava (il Festival venne vinto da I giorni dell’Arcobaleno di Nicola di Bari), ma entrò a far parte dei grandi classici del cantautore bolognese e della canzone d’autore.
4 GIANNA (1978) – Rino Gaetano (testo e musica di Rino Gaetano) – Irriverente canzone del geniale cantautore calabrese Rino Gaetano, che arrivò terza dopo la vincitrice …E dirsi ciao dei Matia Bazar e la succitata Un’emozione da poco di Anna Oxa. Gaetano, che si presentò sul palco con cilindro, scarpe da ginnastica e ukulele, riuscì a inserire nel testo la parola “sesso”, che mai nessun artista aveva pronunciato nella “sacra” Sanremo. Il brano vendette più 600mila copie, trainato da un testo nonsense e una melodia orecchiabile. Si trattò del maggior successo del cantautore, che scomparve prematuramente tre anni dopo a causa di un incidente stradale.
5 VACANZE ROMANE (1983) – Matia Bazar – (testo di Giancarlo Golzi, musica di Carlo Marrale) – la voce di Antonella Ruggiero è tra le più belle e sofisticate del panorama musicale italiano. Accompagnata dagli arrangiamenti stile synth pop del tastierista Mauro Sabbione, Vacanze Romane è forse la canzone più note dei Matia Bazar. Il brano fu presentato al Festival di Sanremo 1983 (vinto a sorpresa dalla esordiente Tiziana Rivale con
“Sarà quel che sarà”) classificandosi al quarto posto ed aggiudicandosi il Premio della Critica. La canzone richiama con nostalgia i tempi passati di Roma («Roma, dove sei?»), senza riferimenti ad un periodo in particolare. Infatti il titolo richiama il film omonimo, con Gregory Peck e Audrey Hepburn, girato a Roma negli anni Cinquanta. Nel testo poi sono citate due operette dei primi decenni del secolo scorso: Il paese dei campanelli e La vedova allegra. È citato anche La dolce vita di Federico Fellini, film che era diventato un concetto di stile di vita degli anni a cavallo tra i ’50 e i ’60.
6 ALMENO TU NELL’UNIVERSO (1989) – Mia Martini (testo e musica di Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio) – Struggente ma al tempo stesso “liberatoria” canzone di Mia Martini, che pur finendo nona a Sanremo (a stravincere furono Anna Oxa e Fausto Leali con Ti lascerò), si aggiudicò quell’anno il Premio della critica. Scritta da Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio nel 1972 e depositata nel 1979, fu infine ripescata e incisa da “Mimì”, che dopo questo successo riuscì finalmente a riproporsi nel panorama dello spettacolo, dopo un lungo periodo di ostracismo. La sua del resto può essere considerata una tra le interpretazioni più memorabili della storia del Festival.
7 LUCE (tramonti a nord est) (2001) – Elisa (testo e musica di Elisa, con la collaborazione di Zucchero Fornaciari) – Il brano, fu scritto da Elisa in inglese col titolo inglese Come Speak to Me (in italiano «Vieni a parlarmi»). Successivamente la cantautrice tradusse il testo in italiano con l’aiuto di Zucchero Fornaciari (che scrisse una parte del ritornello, precisamente l’inciso: “siamo nella stessa lacrima”) per partecipare all’edizione 2001 del Festival di Sanremo. Si tratta della prima canzone pubblicata in italiano da Elisa nella propria carriera, che stravinse da esordiente assoluta quel festival e si aggiudicò anche il Premio della Critica. Il concepimento del brano nasce da un quadro dipinto dalla stessa cantante nel quale è raffigurato un volto sul quale scorre una lacrima. Proprio Elisa, in una dichiarazione passata, ha dato una forma più consistente alle parole di quella canzone e allo stato emozionale che ha contribuito alla stesura di quel testo: “E’ una canzone che parla di una donna che chiede al suo uomo di parlare, di comunicare sinceramente, senza barriere. Una storia mia, vera, accaduta nella mia terra, in Friuli: la storia di persone che hanno un progetto di vita insieme, ma che poi capiscono che non si realizzerà. Proprio per questo ho voluto che fosse in italiano, perché si capisse esattamente quello che dicevo. Una cosa che mi ha toccato nel profondo, che mi ha portato a prendere strade diverse da quelle che pensavo di prendere“. La canzone è stata giudicata e scelta come migliore del decennio 2001-2010, terzo posto tra i cento migliori brani usciti negli anni duemila.